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Ai 75 comincia la vecchiaia, ai 74 finisce la prevenzione: coincidenza o controsenso?

A 75 ANNI COMINCIA LA VECCHIAIA E A 74 ANNI FINISCE LA PREVENZIONE. COINCIDENZA O CONTROSENSO?

Che a 75 anni cominci la vecchiaia lo dice l’OMS aggiornando le regole precedenti che definivano anziani prima gli over 65 e poi gli over 70, naturalmente ciò vale diversamente a livello locale, nelle singole nazioni, sicuramente in Italia.

Che a 74 anni finisca la prevenzione del tumore al Seno ed al Colon Retto lo dice la Regione Lombardia, come da immagine in alto, che riproduce la letterina che la Regione ha scritto ad una nostra socia dove, mentre si congratula per l’assenza di sangue nelle feci, suggerisce di aderire ad altre forme di prevenzione dove però vengono specificati i limiti di età:

  • dai 45 ai 74 per lo screening del tumore al seno
  • dai 50 ai 74 anni per lo screening del colon retto (e questo vale anche per gli uomini)

La nostra socia ha appena compiuto i 74 anni e quindi ha dedotto che questa è l’ultima volta che effettuerà questo screening gratuitamente: tentare la sorte col “gratta e vinci” col rischio della ludopatia o pagare se avrà i quattrini.

Scherzi a parte e ben consce dei costi della sanità pubblica (per il 40% destinata alle persone anziane e molto anziane).  e della necessità che la prevenzione si occupi anche di giovani, giovanissimi e prenati, ci facciamo qualche domanda sempre nell’ottica di far combaciare la battaglia in atto per una sempre maggior longevità, battaglia per favorire stili di vita che mantengano l’anziano sempre più a lungo autosufficiente (pena il fatto di pesare sempre sulla stessa sanità) e controsensi che neppure si accorgono di essere forme di ageismo.

Eh sì perché ciò che stiamo vivendo (o che ci fanno vivere) è una contraddizione, da un lato c’è un’errata convinzione che una persona molto anziana non tragga benefici dalle terapie e che quindi estendere la prevenzione oltre una certa età sia solo un aggravio di spesa (teniamo presente però che la spesa sanitaria pubblica in Italia è del 10% inferiore rispetto alla media europea), dall’altra ci vogliono attivi, funzionanti, possibilmente sani e autosufficienti e partecipi alla società (che sosteniamo non poco). In realtà la popolazione anziana italiana, e in particolare le donne, si ammala sempre di più di malattie croniche e si cura sempre meno. Purtroppo, però, chi decide, non ha o non vuole avere, la consapevolezza che gli italiani invecchieranno progressivamente e che, se non verranno attuate politiche educative e preventive nei giovani, ma anche negli anziani, politiche efficaci per la disabilità e la non autosufficienza, la percentuale di persone che passeranno da una cronicità ad una acuzie, assai più costosa, saranno sempre di più, a meno di non mandarli sul pack come facevano o forse fanno ancora gli esquimesi.

Raccogliamo anche questo fatto nel libro nero della vecchiaia in Italia e poi qualcosa ne faremo, questo è certo.

 

 

 

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