Agatha nasce in settembre nel 1890, in un centro turistico alla moda sulla costa meridionale dell’Inghilterra. Una mamma della buona società inglese e un papà americano -l’agente di cambio Miller- la fanno educare privatamente nella villa di famiglia ad Ashfield.
Libera da impegni e orari scolastici, libera di scorrazzare nel grande giardino, comincia a scrivere poesie e racconti già da bambina e a undici anni vede pubblicate alcune poesie in un giornale locale. A questa età perde il padre, i fratelli più grandi partono per amore o per impegni militari e Agatha rimane sola con la madre.
A questo punto la vita di Agatha e quella di una sua contemporanea italiana, cresciuta in un ambiente paragonabile-simile, cominciano a divergere per diventare due mondi lontani man mano che l’età si alza.
A 16 anni la madre la manda a Parigi a studiare per due anni canto e pianoforte e al suo ritorno, per “l’ingresso in società”, viene programmata una vacanza di tre mesi in Egitto. Tornata in Inghilterra, colma di stimoli e novità, ricomincia a scrivere e a mandare le sue novelle e poesie a varie riviste, ma solo quest’ultime hanno l’onore della pubblicazione.
Tutto ciò mentre nel 1908, in Italia, una signorina bene poteva ambire a prepararsi al ruolo che la famiglia borghese le assegnava, a sognare un amore romantico e un matrimonio e al massimo a far parte di qualche associazione religiosa, che contava una forte partecipazione femminile (le associazioni giovanili laiche erano rigorosamente riservate ai maschi).
Anche in Italia però, qualche voce cominciava a cantare fuori dal coro; per esempio, nel 1906 Sibilla Aleramo (redattrice de “La voce” per i temi femminili) scrive “Una donna”, una riflessione sulla propria vita e su come avrebbe potuto essere se invece di seguire il suo ideale nell’amore romantico avesse seguito un percorso per realizzarsi come persona.
Quando nel 1914 l’Inghilterra entra in guerra, Agatha, che si è fidanzata con Archibald Christie, un bell’ufficiale di artiglieria, si sposa in fretta e furia perché il marito deve partire per il fronte francese. Anche lei farà la sua parte come crocerossina al dispensario dell’ospedale. Maneggia calmanti, anestetici, siringhe e bende ed ecco che inizia a scrivere il primo romanzo poliziesco: “Poirot a Styles Court “che verrà pubblicato solo nel 1920.
Le donne nei suoi romanzi
Agata Cristhie è stata accusata di delineare figure femminili come veri stereotipi antifemministi. La varietà dei personaggi è tale che volendo si possono trovare esempi che confermino questa tesi. In verità, sul palcoscenico della vita reale, alla quale la scrittrice si è sempre ispirata, scorrono figure femminili ingenue, pettegole, deboli o semplicemente stupide, ma anche donne competenti in settori non tradizionalmente femminili come l’archeologia, la medicina, la finanza, la politica, la scienza e naturalmente anche la scrittura e la narrativa.
Un altro aspetto interessante è il modo positivo in cui presenta le donne non sposate, le nubili o come spesso erano -forse in parte ancora sono- ridicolizzate nella vita e nella letteratura, le “zitelle”; autonome, indipendenti -come Miss Marple- o lesbiche -come le protagoniste di Un delitto avrà luogo- o femministe -come ne Il ritratto di Elsa Greer.
Le eroine della Christie, perché di eroine spesso si tratta e anche di modelli vincenti per le lettrici del tempo, qualche volta devono anche affrontare i problemi finanziari che ancora oggi le donne si trovano a vivere in una società maschilista; erano/sono sottopagate o dipendevano/dipendono economicamente o dal marito o da un parente o addirittura dovevano/devono vivere in povertà. Anche l’aspetto della bellezza cercata ad ogni costo e ad ogni età, che spesso nasconde una fame di amore e di non accettazione di s’è, così attuale ai nostri tempi, è trattato con acuta psicologia, per esempio in Corpi al sole.
Si può dire che le figure femminili di Agatha Christie rivelino la sua consapevolezza della discriminazione sessista della società pur non sposando esplicitamente tesi femministe.
D’altronde la sua vita privata la porta a sperimentare il tradimento e la disperazione d’amore, la necessità di guadagnarsi da vivere, così come la rinascita affettiva con un uomo molto più giovane di lei con il quale condividerà viaggi, avventure, ma soprattutto interessi come in una relazione moderna e anticonvenzionale.
A 36 anni, lasciata da Archibald per un’altra, disperata al punto da non dare più notizie di sé per nove giorni, la scrittrice passa tre anni di confusione e dolore. Ne ha però 39 quando, sostenuta dai parenti e dalla ritrovata passione letteraria parte, da sola, lasciando a casa sua figlia Rosalind, per un viaggio vacanza in Medio Oriente, partendo da Londra con l’Orient. Express; Istambul, Damasco, Baghdad, Iraq meridionale fino a visitare gli scavi di Ur, città sumerica dove erano state fatte scoperte straordinarie.
Siamo nel 1929; la famiglia italiana media non avrebbe sicuramente sostenuto e incoraggiato nello stesso modo una ricerca di sé e della propria felicità. Nel 1928 Mussolini parlava della missione procreatrice della famiglia: per esempio il regime fascista prevedeva che alle nuove coppie di sposi venissero fatti prestiti che dovevano essere restituiti solo nel caso non facessero figli!
Tornando ad Agatha, l’anno dopo, sempre ad Ur trova l’amore, l’archeologo Max Mallowan di 14 anni più giovane di lei. Non si sa se l’aforisma sia davvero suo, ma è molto carino: «Un archeologo è il miglior marito che una donna possa desiderare: più lei invecchia, più lui sarà interessato a lei».
Da quel momento la sua vita si svolgerà tra l’Inghilterra, l’Iraq, la Siria, seguendo <>Max, appassionandosi all’archeologia e scrivendo 66 romanzi gialli , più di 22raccolte di racconti e poi opere teatrali, radiodrammi, romanzi rosa- con lo pseudonimo di Mary Westmacott- sceneggiature e tanti altri lavori.
Consiglio la lettura di “La mia vita”, la sua autobiografia pubblicata postuma nel 1976.
Dei suoi successi, dei riconoscimenti è inutile parlare. Si può citare come esempio per tutti la rappresentazione della commedia “Trappola per topi” che è in scena a teatro a Londra ininterrottamente dal 1952 a tutt’oggi. La sua ricca vita si concluderà nel 1976 a 85 anni. Max morirà due anni dopo.