Alexa… “fammi un espresso”, “Alexa sono tornato”, Alex… “Domani c’è il sole?”
Alexa, è la voce femminile di uno strumento fornito di intelligenza artificiale, servizievole e pronta a soddisfare i desideri di chi la interroga. Purtroppo questo non rappresenta una grande novità dato il ruolo secolare attribuito alle donne. Un ruolo, come sappiamo, che le ha escluse dalle posizioni più prestigiose nella cultura, nella scienza e nella politica. Ora constatiamo che anche l’intelligenza artificiale e le nuove tecnologie spesso perpetuano questa discriminazione. E ci sorprende vedere, in quella pubblicità, la leggerezza dei ragazzi e soprattutto delle ragazze che non sembrano affatto turbati nel riprodurre, ancora una volta, il ruolo che nei millenni è stato assegnato alle donne.
Diversa invece la storia di Abel “un robot umanoide sia sotto l’aspetto estetico sia comportamentale”, somigliante a un ragazzo di 12 anni, sa parlare, ragionare e capire le emozioni degli esseri umani che ha davanti. Il robot Abel, dotato di intelligenza artificiale, sa interagire e allo stesso tempo studiare l’interlocutore osservandone moltissimi parametri, anche elementi invisibili all’essere umano, come i piccoli cambiamenti termici sul volto visibili all’infrarosso o la frequenza del battito cardiaco, tutti elementi da cui può dedurre quali emozioni prova l’umano che ha di fronte. Un indubbio successo e un potenziale avanzamento molto importante della scienza anche nella cura delle malattie di degenerazione cognitiva. Questa importante nuova tecnologia è stata creata dal Centro di Ricerca E. Piaggio dell’Università di Pisa, come ha spiegato Lorenzo Cominelli, membro del gruppo di ricerca, ai quali va la mia profonda gratitudine. Eppure il dubbio rimane sul perché a questo nuovo prodotto tecnologico viene dato il nome di un bambino e non di una bambina. A molti questo potrebbe sembrare un dettaglio, eppure va notato che mentre la servizievole Alex prende la voce di una donna, l’intelligente Abel ha le sembianze di un bambino maschio. Ancora una volta ci troviamo davanti ad antichi stereotipi riprodotti nelle più nuove e avanzate tecnologie.
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