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Anziani e ageismo: quale salute?

ANZIANI E AGEISMO: QUALE SALUTE?

I Geriatri hanno lanciato l’allarme sulle discriminazioni verso le persone anziane che vengono deprivati delle cure sanitarie migliori; sono molti e raggiungono circa per circa il 40%, innalzando così il rischio di mortalità, fino a quattro volte superiore.

Nasce in questo contesto la Carta di Firenze, il primo manifesto mondiale contro l’ageismo sanitario. Il manifesto è stato presentato nello scorso aprile a Firenze in occasione del congresso internazionale “Anti-ageism Alliance. A Global Geriatric Task Force for older adults care”; organizzato dalla Fondazione Menarini con il patrocinio della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG), e alla presenza delle maggiori società geriatriche del mondo, ad esponenti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e delle Nazioni Unite nonchè rappresentanti delle associazioni di pazienti. Il manifesto appena pubblicato su European Geriatric Medicine e The Journals of Gerontology, (clicca per leggere gli articoli) espone le 12 azioni concrete per ridurre al minimo l’impatto negativo dell’ageismo nell’assistenza sanitaria e migliorare la qualità di vita degli anziani, riducendo i costi legati alle loro patologie.

Gli scienziati italiani, dopo l’appello per la crisi che attraversa il servizio sanitario pubblico sotto finanziato, hanno lanciato l’allarme sui bisogni di salute, soprattutto dei grandi anziani, su cui l’SSN non investe abbastanza risorse. Sono considerati “troppo vecchi e costosi” per ricevere le cure più avanzate, da cui trarrebbero i maggiori benefici, e per essere inclusi negli studi clinici per la sperimentazione di farmaci di cui sono i primi a farne uso. La conseguenza è che la stessa persona anziana rinunci ad aderire alle terapie, a screening e comportamenti preventivi, con gravi effetti sulla salute e anche sui costi per il progressivo aumento di malati cronici. Un paziente anziano curato in maniera inadeguata è soggetto a ricadute e a successive ospedalizzazioni, con un inevitabile spreco di risorse.  L’auto-ageismo oltre a influire sulla lunghezza della vita, ha delle ricadute sulla percezione dell’invecchiamento e aumenta le probabilità di morte fino a 4 volte superiore rispetto a coloro che hanno una visione positiva della vecchiaia. Questo dato viene sostenuto da un recente studio condotto su 5.483 persone di età compresa tra i 50 e 74 anni, pubblicato sulla rivista The Gerontologist dai ricercatori del “New Jersey Institute for Successful Aging”, secondo cui gli anziani che hanno atteggiamenti negativi rispetto alla propria età hanno un rischio di mortalità entro 9 anni fino a 4 volte più alto (45%) rispetto a chi ha una percezione positiva dell’invecchiamento, pur tenendo conto delle variabili demografiche di salute e stile di vita.

Di seguito pubblichiamo la Carta:

La Carta di Firenze: non c’è posto per l’ageismo nell’assistenza sanitaria

  1. Bisogna promuovere l’educazione e la sensibilizzazione della popolazione, soprattutto degli anziani, per sconfiggere gli stereotipi e le false convinzioni che portano a pensare che la terza età sia un periodo di inevitabile declino.
  2. Il tema dell’invecchiamento deve diventare parte integrante del percorso formativo del personale sanitario e degli assistenti sociali.
  3. Il sistema sanitario deve dare priorità alla medicina preventiva in ogni fascia di età, per ritardare quanto più possibile l’insorgenza di malattie, fragilità e disabilità, e non solo curare le patologie quando si manifestano.
  4. Personalizzazione delle terapie. La cura dell’anziano non può basarsi sul trattamento delle singole patologie secondo linee guida basate su trial clinici condotti in pazienti giovani: servono terapie su misura finalizzate a raggiungere obiettivi realistici, compatibilmente con l’età e le comorbidità del paziente.
  5. Condivisione del percorso di cura. Il medico deve cercare una maggiore condivisione del percorso di cura col paziente e i suoi caregiver, informandoli correttamente delle possibili alternative e ascoltando con attenzione le loro esperienze, in modo da scegliere le opzioni più adatte alle loro priorità e preferenze in modo da aumentare l’aderenza alla terapia.
  6. No alle discriminazioni. La scelta delle terapie non va fatta in base all’età anagrafica, per non escludere pazienti anziani da trattamenti di prevenzione e cura che potrebbero essere utili a migliorare la loro qualità di vita.
  7. Trial clinici più inclusivi. Gli anziani dovrebbero essere inclusi nelle sperimentazioni cliniche che testano cure e interventi potenzialmente utili per loro. I risultati andrebbero stratificati per età e condizioni di salute, misurando non solo gli effetti in relazione alla malattia e alla sopravvivenza, ma anche alla qualità di vita.
  8. Assistenza più integrata. Serve un maggiore coordinamento tra assistenza medica e sociale per una migliore gestione dei pazienti anziani con malattie croniche, fragilità, disabilità e deficit cognitivi. Il geriatra può giocare un ruolo chiave.
  9. Priorità al PS. Al pronto soccorso gli anziani devono essere trattati e dimessi il più rapidamente possibile, perché una permanenza prolungata aumenta il rischio di deterioramento delle loro condizioni.
  10. Ospedali age-friendly. Le strutture sanitarie dovrebbero includere ambienti “amici” degli anziani, dove i pazienti non siano costretti a rimanere immobili a letto e isolati, ma abbiano la possibilità di occuparsi della cura della propria persona, di fare riabilitazione, socializzare e dormire indisturbati per recuperare prima. Questo aiuterebbe a prevenire complicazioni come le cadute, il delirio, l’incontinenza e la depressione.
  11. Accessibilità. L’accesso all’assistenza sanitaria dovrebbe essere garantito alle persone anziane, in particolare a quelle con disabilità, fragilità, isolamento sociale e svantaggio socioeconomico. L’assistenza dovrebbe comprendere la salute orale, la salute degli occhi, gli apparecchi acustici e altri servizi solitamente forniti al di fuori del sistema sanitario pubblico. Il trasporto pubblico verso le strutture sanitarie dovrebbe essere accessibile e conveniente.
  12. Tecnologie a misura di anziano. Il coinvolgimento degli anziani nello sviluppo di tecnologie sanitarie, compresa l’intelligenza artificiale, può aiutare a sviluppare strumenti che consentano anche a chi è più avanti negli anni di beneficiare di strategie di assistenza innovative. I dati relativi alle condizioni funzionali e di salute degli anziani vanno inclusi nei dati utilizzati per generare modelli di previsione clinica e decisionali.

Tratto  da ‘Quotidiano Sanità’, 5 aprile 2024

1 Commento

  1. Marzia Mordini ha detto:

    Ok grazie

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