E poi la moda è anche terapeutica e progressista…parola di esperte
Aprile 23, 2021
Ma non me lo dica Signora mia! il 4 maggio e la domiciliarità
Aprile 23, 2021
Mostra tutto

Osservatorio Nazionale sulla medicina di genere: un salto in avanti

Osservatorio Nazionale sulla Medicina di Genere: un salto in avanti per il riconoscimento delle differenze anche sanitarie

Nel nostro sito, nel gennaio dello scorso anno, abbiamo raccontato la storia (ahinoi lunga!) della medicina di genere nel nostro paese. Sicuramente un grande traguardo è stato raggiunto nel gennaio del 2018 con la legge Lorenzin dove, all’articolo 3, veniva disposta la produzione di un piano volto alla diffusione della medicina attenta alle differenze per sesso e genere. Il Piano, nella versione aggiornata del 6 maggio 2019 con decreto del Ministro della Salute, sentita la Conferenza Stato-Regioni e avvalendosi del Centro nazionale di riferimento della medicina di genere dell’ISS (Istituto Superiore Sanità), intende garantire la qualità e l’appropriatezza delle prestazioni erogate dal SSN in modo omogeneo sul territorio nazionale, mediante divulgazione, formazione e indicazione di pratiche sanitarie inerenti alla ricerca, alla prevenzione, alla diagnosi e alla cura basate sulle differenze derivanti dal sesso e dal genere.

Una vera e propria legge finalmente, con un Piano nazionale e con decreti attuativi che devono essere avviati. Importante perché, in questo momento di recessione non solo economica, ma anche sociale ed etica, potrebbe portare ad una rivoluzione culturale mediante cambiamenti organizzativi, strutturali e umanistici. Il 22 settembre del 2020, è stato istituito, con decreto del Ministero della Salute, l’Osservatorio Nazionale sulla medicina di Genere (OSMG) presso l’Istituto Superiore di Sanità e si è finalmente insediato l’8 aprile 2021.

Gli obiettivi specifici dell’Osservatorio sono:

  • assicurare l’avvio, il mantenimento nel tempo e il monitoraggio delle azioni previste dal Piano, aggiornando nel tempo gli obiettivi specifici in base ai risultati raggiunti;
  • assicurare il contributo delle diverse istituzioni centrali (Istituto Superiore di Sanità, Ministero della salute, Agenzia italiana del farmaco, Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali, Ufficio Valutazione Impatto) e regionali (Conferenza Stato-regioni, Tavoli tecnici regionali), anche attraverso la costituzione di gruppi di lavoro con rappresentanti dei soggetti istituzionali coinvolti, al cui interno vengano definiti gli ambiti di attività e gli interventi per l’effettiva implementazione e il coordinamento dell’attività previste dal Piano;
  • assicurare il monitoraggio del piano a partire dalla definizione di indicatori appropriati e il suo aggiornamento periodico;
  • garantire che tutte le regioni, nei diversi contesti, abbiano avviato programmi di diffusione della medicina di genere secondo le indicazioni del Piano;
  • promuovere l’interattività̀ delle azioni di diffusione della medicina genere tra gli Assessorati regionali

L’organizzazione interna prevede Gruppi di lavoro che si occuperanno di:

1.percorsi clinici;
2. ricerca e innovazione;
3. formazione universitaria e aggiornamento professionale del personale        sanitario;
4. comunicazione e informazione;
5. farmacologia di genere;
6. diseguaglianze di salute legate al genere.

Tale elenco potrà̀ essere ulteriormente ampliato, sulla base di specifiche e motivate richieste o esigenze che emergano nel corso dell’attività̀ dell’Osservatorio. I Gruppi, e gli eventuali Sottogruppi costituiti al fine di approfondire e gestire particolari tematiche ritenute prioritarie, vedranno la partecipazione dei componenti dell’OSMG e, ove necessario, di esperti esterni.

Principali obiettivi dei gruppi saranno:

  1. Monitorare le attività̀ a livello centrale e regionale
  2. Individuare indicatori specifici di monitoraggio
  3. Proporre all’Osservatorio azioni di miglioramento delle attività̀ relative alla medicina di genere anche sulla base dei dati di monitoraggio.

Dopo l’approvazione della legge 3/2018 e la predisposizione del Piano attuativo, l’insediamento dell’Osservatorio rappresenta un passo fondamentale e concreto. Per la prima volta, le Istituzioni e gli altri attori coinvolti nell’applicazione e diffusione della Medicina di Genere in Italia si sono seduti intorno ad un tavolo e hanno iniziato un percorso che potrà̀ portare grandi progressi a tutto il Sistema Sanitario Nazionale, sia in termini di appropriatezza che di equità̀ nelle cure.

Riteniamo che, seppur con un ritardo probabilmente dovuto anche alla diffusione della pandemia e ai notevoli problemi ad esso correlata, questo sia un evento importante e decisivo. Una medicina che esprime sempre di più la necessità di essere ‘di precisione e personalizzata’, cercando di identificare la terapia più mirata secondo le caratteristiche di ciascun paziente, non può prescindere dal fatto che uomini e donne non sono uguali nelle malattie, nelle reazioni ad esse, nelle risposte alle terapie. Il genere ha un impatto fondamentale ed è imperativo considerarlo in tutti gli ambiti di intervento sanitario o meglio socio-sanitario. È infatti noto che le donne si ammalano di più̀, consumano più̀ farmaci e sono più̀ soggette a reazioni avverse, e sono “svantaggiate” socialmente rispetto agli uomini (violenze fisiche e psicologiche, maggiore disoccupazione, difficoltà economiche).

In un chiaro articolo sulla Stampa Antonella Viola, immunologa, sottolinea come anche in questo contesto di pandemia da Covid-19 “il genere incida significativamente sulla risposta al virus, con gli uomini che corrono maggiori rischi di malattia severa e di morte rispetto alla donna. Dipende da vari fattori       alcuni dei quali passano attraverso una risposta immunitaria più forte e maggiormente protettiva nelle donne, soprattutto in quelle giovani”

Infatti il ruolo riproduttivo delle donne dà a loro un sistema immunitario più potente e reattivo, per proteggere il feto.

Prosegue la Dott.ssa Viola “tipicamente, nelle infezioni, ma anche nelle risposte ai vaccini le donne hanno reazioni immunitarie più forti, ad esempio nelle vaccinazioni antinfluenzali una donna potrebbe ottenere la stessa risposta immunitaria di un uomo con la metà della dose.” La maggior potenza immunitaria viene pagata però dalle donne con una percentuale elevata di malattie autoimmuni (circa l’80% dei pazienti affetti da tali patologie è donna). Queste considerazioni stanno venendo alla luce anche nel caso dei vaccini anti-Covid19, dove, dai dati rilevati finora, appare chiaramente che gli effetti collaterali riguardano prevalentemente le donne. Ne deriva la necessità che i dati di sicurezza e di efficacia vengano analizzati in base al genere, ma, purtroppo, ciò non si sta ancora facendo.  La conseguenza di questa mancata analisi è il disorientamento e la confusione rispetto ad eventi avversi quali quelli che si sono verificati con i vaccini Astrazeneca e Jhonson&Jhonson, grazie anche ad una comunicazione spesso non adeguatamente corretta. È indubbio che l’industria farmaceutica per svariati motivi, e non tutti onorevoli, hanno trascurato questo aspetto. Conclude Antonella Viola “Sarebbe ora di cambiare strategia e, per farlo, non basterà includere le donne negli studi clinici e nei processi di farmacovigilanza, ma sarà necessario fare uno sforzo maggiore: bisognerà analizzare i dati partendo dalla consapevolezza che siamo biologicamente, e quindi farmacologicamente, diversi”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *