“Il triangolo no” cantava in tutina succinta e provocante Renato Zero circa 20 anni fa, in effetti, di solito, il triangolo è aborrito da qualunque partner.
Salvo non sia in un pornofilm o in situazioni di scambio di coppie tra voyeur o annoiati del sesso, o in situazioni estreme, vedi il lungometraggio “Amiche, nemiche” con Julia Roberts e Susan Sarandon, in cui la ex moglie che sta morendo si allea con la nuova moglie per trasferire e fornire informazioni e affetti per il bene futuro dei figli, o in rare situazioni di famiglie allargate con larghe vedute, come nel film: ”Il Grande Freddo” in cui, in area post sessantottina, si prestano anche i mariti per fare figli.
Una pratica peraltro usata in Nuova Guinea dalla popolazione “Arapesh” (saggio di Margareth Mead su ‘Sesso, temperamento e società in Nuova Guinea’) in cui non esiste la proprietà, tutto è di tutti, gli adulti si prendono a turno cura dei bambini ed ogni cosa è trattata bene e lottano contro la popolazione vicina, i “Gundugumor” ostili, possessivi, gelosi, invidiosi, stupratori, violenti, aggressivi e ladri.
Qui da noi, le ex sono sempre stronze e le nuove sempre puttane.
Perché sono per lo più le donne che patiscono gli ex.
Anche gli uomini si adombrano, ma è più facile che, raggiunta la sicurezza dell’amore dell’amata, si trasformino poi in amici della loro ex.
Non è sempre così, per la stragrande maggioranza si creano malesseri e liti furibonde sull’argomento.
Oggi però sta diventando di moda allearsi con le ex.
L’esempio a tutto il mondo è stato dato recentemente, dalla nuova, acclamata eroina mondiale verso la quale speranze di donne di tutto il mondo si sono rivolte: Kamala Harris.
L’ex moglie di suo marito Douglas Emmhof, Kerstin Mackin, ha fatto volontariato attivo nella campagna elettorale della Harris mettendo a disposizione il suo tempo, le sue conoscenze e i suoi consigli di capo esecutore di una casa di produzione.
Cosa può esserci meglio di questo? Un’ alleata al posto di una nemica.
Nuova presa di posizione condivisa anche da molte star come Bruce Willis o Hugh Grant, per esempio.
La sindrome di Rebecca sta dunque scomparendo?
Troppo presto per affermarlo con sicurezza, anche se l’esempio è illustre, perché le donne sono ancora infarcite di fotoromanzi diventati poi telenovele che istigano gelosia, invidia, lotta e rancore. Come se la vittoria fosse sancita proprio dalla rabbia che lascia dietro di sé.
Chi vince si sente più forte perché produce una vittima, un corpo e una mente martoriate e doloranti, l’infinita lotta per il maschio, in gara esattamente come fanno gli animali.
Eva contro Eva, ancora e sempre.
Ammettiamolo, è così, guardiamolo ora da un altro punto di vista: non stiamo lottando per quell’uomo, ma per la nostra felicità che si identifica nell’amore per quell’uomo.
Se l’uomo in questione è d’accordo è semplicemente perché ama noi e non più il passato.
Succede. Chi è lasciato patirà il tempo necessario e si rifarà una vita.
Questo non vuol dire che quando si sarà ristabilita la propria autonomia non si possa diventare amiche della nuova moglie e, addirittura, aiutarsi a vicenda.
Sarà sorellanza? Sarà che siamo cresciute di pensiero? Non ha senso continuare a volere il male dell’ex, soprattutto quando ci sono figli di mezzo, solo perché finisce l’amore, può succedere a chiunque, naturalmente se il motivo è solo questo, e non ci sono maltrattamenti, evasioni di responsabilità nei confronti dei figli o altre motivazioni condannabili.
Molte apparenti minacce a volte nascondono benefici inediti e tolgono potere all’uomo che in caso contrario si sente l’unico al mondo.
Il dolore di una donna lasciata per un’altra è devastante, peggio di una vedovanza, perché ti toglie momentaneamente ogni cosa, riti, parenti e alcuni amici, possibili abitazioni ed è identico al tuo, perché, prima o poi, anche le forti “Cleopatre” lo provano. Una donna prova compassione per questo dolore, anche se è per una ex.
Bisogna parlare, con lei e con lui. Le cose dette ad alta voce fanno perdere drammaticità all’evento, lo ridimensionano e gli tolgono l’alone di lotta e di romanticismo, di fascino del proibito, di suspense.
Alla fine restano in piedi i rapporti veri e come tali vanno capiti, ingoiati, adattati, forse, anche accettati, e fatti diventare un pezzo di propria vita.
Del resto se quell’uomo è piaciuto, dentro di lui c’è anche un po’ di te, a ruota devi piacere anche tu.
Esiste un libro di Cristina Comencini: “L’altra donna”, che parla di questo, ne consiglio la lettura.
Naturalmente la relazione può funzionare solo se entrambe ex e nuova, sono sincere nel rapporto, se una delle due mette in pratica l’amicizia fintamente, solo per restare in zona e lavorare ai lati, di nascosto, questa è truffa bella e buona e non può funzionare.
Una donna però, se è truffa, lo capisce subito, all’istante e taglia i ponti per sempre, con un solo, elegante e silenzioso colpo di sciabola.
Renata Prevost