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BARBIZON HOTEL: storia di un hotel per sole donne

BARBIZON HOTEL: STORIA DI UN HOTEL PER SOLE DONNE

di Paulina Bren, edizioni Neri Pozza

Non si tratta di un romanzo, ma di una ricostruzione storica delle vicende che hanno attraversato il Barbizon Hotel di New York (ancora esistente anche se trasformato in un condominio di lusso), a partire dalla sua nascita nel 1927. Un albergo per sole donne, perché a noi allora era proibito prendere una stanza in un hotel dopo le 6 di sera. Inoltre, solo con la garanzia di andare a vivere in una struttura dove i maschi non avevano accesso, le ragazze di allora potevano lasciare la famiglia e cercarsi un lavoro nella grande città. Ed infine  perché era al Barbizon che le prime testate giornalistiche femminili in USA, come “Mademoiselle”, facevano alloggiare le loro giovani praticanti per essere certi che si dedicassero ad apprendere il lavoro senza distrazioni.

Il Barbizon costava poco ed era molto dignitoso, ma con regolamenti molto severi e quindi accessibile a ragazze con obiettivi e provenienze molto diversi: accedere alla famosa Scuola Gibbs che sfornava le migliori dattilografe e segretarie, studiare all’università, frequentare l’accademia per diventare attrici, riuscire ad entrare all’Agenzia Powers per diventare modelle nelle prime riviste femminili, trovare un marito newyorkese che le allontanasse per sempre dalla soffocante provincia americana.

Il Barbizon Hotel viene preso a testimonianza di molti importanti passaggi della storia e della storia delle donne: un’evoluzione delle case di accoglienza per le vedove di guerra e le donne troppo povere per pagarsi un affitto in città, il palcoscenico dove l’emancipazione femminile ha percorso molti dei suoi passaggi, un luogo dove hanno preso forma i cambiamenti della società che hanno visto le donne spesso protagoniste.

La narrazione del libro si avvale di molti aneddoti sulle donne “famose” che hanno vissuto al Barbizon: donne diventate icone dell’arte, del cinema, della letteratura, del giornalismo, del movimento femminista americano. Un quadro non completo però, perché non ci racconta abbastanza dei tanti fallimenti che sono stati vissuti nelle stanze dell’Hotel, ma che si limita ad “usare” le donne del Barbizon come specchio di quanto avveniva nei costumi e nella politica verso le donne.

Un intero palazzo nel centro di New York pieno, senza che se ne avesse coscienza, delle “stanze tutte per sé “di cui Virginia Wolf ci ha tanto parlato: uno spazio privato, dove è proibito l’accesso alle aspettative della famiglia, ai doveri imposti dal nostro sesso, dove ci si sente libere coi nostri sogni, le nostre paure, le nostre ambizioni.

La riflessione che il libro porta a noi Donne In che ci stiamo interrogando sull’abitare delle donne in vecchiaia, è se oggi sia diventato per noi troppo difficile anche solo pensare di vivere condividendo spazi con altre persone e se riusciremo a guardare con reale interesse alle sperimentazioni che si stanno facendo sui vari co-housing, abitare condiviso, condomini leggeri di cui molto si parla, mentre poco o nulla se ne sa davvero, ma che potrebbero rappresentare delle alternative divertenti e praticabili alle nostre case di oggi …. Uno spirito di avventura non come quello delle ragazze del Barbizon, ma di innovazione del nostro modo di vivere questi anni.

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