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Lettera a…

Grazie Scilla per la tua rubrica; per me i tuoi consigli e sollecitazioni sono come delle pillole che fan bene al mio corpo. Un sollievo prima che la pandemia ci spezzi la schiena!

Uno stimolo per  non  accartocciarmi. E per non assomigliare a un maccherone. Avete presente quei maccheroni un po’ curvi e rigati; ecco quelli!  Non gli spaghetti, ma i maccheroni. Alla postura simile allo spaghetto aspirano taluni, ma chissà se la postura in piedi davanti allo schermo è quella corretta? C’è poi da considerare l’ampiezza della divaricazione delle gambe in modo che il peso sia ben distribuito!

E si, in tempo di coronavirus parcheggiati davanti a un computer assumiamo posizioni assai sbagliate, arricciamo le spalle, allunghiamo il collo, accavalliamo le gambe: posture che danneggiano il nostro corpo. Secondo gli esperti i danni sono consistenti e non vanno sottovalutati; le parti più colpite sono il collo e la schiena, oltre al dolore al gomito e polso. Inoltre una cattiva postura è stata accusata di procurare indigestione, costipazione, ipertensione.

Il coronavirus continua a tenerci per lo più al chiuso, in casa e a lavorare in uffici improvvisati, dove fungono da scrivanie, tavolini e attrezzi i più svariati ed ergonomicamente non sani. Sono le attrezzature inidonee quelle che determinano i nostri modi sciatti di sedere o l’abitudine introiettata a sedere in modo non corretto? E come correggere una postura sbagliata? Questi i dubbi che Patricia Marx  (The New Yorker, 29 March 2021) cerca di dissolvere chiedendo pareri a chiropratici, osteopati, fisioterapisti di diverse scuole; ne viene fuori un racconto esilarante e non solo per i pareri discordanti (o piuttosto una sorta di linguaggi che non comunicano) e per il numero ragguardevoli di correttori  a cui le persone ricorrono nel miraggio di una postura corretta. Consapevoli che “La postura è il linguaggio del corpo che tutti capiscono. Le persone che hanno una buona postura sembrano professionali e sicuri di sé. Un’amica che pensa di assumere posture simili a una ameba, mi ha detto “Sembrano i figli degli dei”.

Nella maggior parte dei casi i correttori si dividono in due categorie: bretelle restrittive, imbracature, camicie, e reggiseni che favoriscono l’allineamento del busto; o piccoli aggeggi elettronici, dalle dimensioni ridotte, che tintinnano o vibrano al sentore di una posizione non corretta. Amazon ne vende dozzine di varietà; la postura è un’industria da circa 1,25 miliardi di dollari.

Ecco alcuni passaggi del racconto di Patricia Marx in Is the Pandemic breaking our backs?

“È ora di indossare un correttore di postura. Non saresti la ​​prima! La duchessa Consuelo Vanderbilt (1877-1964) ha scritto nel suo libro di memorie sullo “strumento orribile” che le era stato ordinato di sopportare da bambina per imporre una posizione a piombo. Lo  descrive come “un’asta d’acciaio che mi scorreva lungo la spina dorsale ed era legata alla mia vita e sopra le mie spalle: un’altra cinghia era stata fatta girare intorno alla mia fronte fino all’asta”. Ancora più adorabile è l’oscillazione del collo. Inventata in Francia nel XVIII secolo, questo sistema di paranco e carrucola, fissato al soffitto da un’estremità e dall’altra a un copricapo indossato dall’utente, presumibilmente allungava la colonna vertebrale e presumibilmente lasciava l’utente a penzoloni solo con le dita dei piedi a toccare il fondo. I cosiddetti correttori posturali di oggi sono simili a quelli di una Spa in confronto. (…)

Per molto tempo, la postura è stata qualcosa di cui avrebbero parlato solo le regine, i re e la classe superiore. Era vista come una questione di disciplina e di apparenza. Poi, nel diciannovesimo secolo, Darwin e altri scienziati evoluzionisti affermarono che la postura umana portava allo sviluppo del cervello. Questo ha indotto i medici a collegare una cattiva postura a cattiva salute. E ha dato origine a molte campagne di salute pubblica aggressive e riduzioniste.

Lo storico Sander Gilman, parlando di Zoom, nel suo libro Stand Up Straight !: A History of Posture, ha indagato e studiato la postura come  costrutto culturale; un modo per leggere lo stato sociale di un individuo e un mezzo per la società per separare il ‘primitivo’ dall’avanzato, il brutto dal bello e il malato dal sano. A Ellis Island (isola di fronte a New York dove gli immigrati venivano visitati e posti in isolamento), si pensava che i dossi e gli archi degli immigrati indicassero debolezze morali e fornissero motivi per negare alle persone l’ingresso nel paese. In molti college americani, dagli anni Quaranta fino agli anni Settanta, sono state scattate foto di postura, di nudo obbligatori per le matricole. Tra gli scopi inquietanti: studiare la connessione tra tipi di personalità e tratti morfologici.

È difficile essere un bipede. Sì, forse potrebbe essere più facile inviare un messaggio in piedi su due gambe piuttosto che su quattro, ma il vantaggio arriva con un sacco di usura sui nostri scheletri. Ho chiesto in giro idee su come ridisegnare il corpo umano in modo che potesse soddisfare meglio le nostre esigenze moderne. Rodney Brooks, un robotista, suggerisce di impiantare due pioli di titanio nella nostra schiena, all’incirca alla larghezza delle spalle, e di usarli per appendere noi stessi al muro, posizionando le nostre scrivanie e computer di fronte a noi. Kyle Jensen, docente senior alla Yale School of Management, spostava i nostri occhi all’altezza dello stomaco per evitare di piegarsi verso lo schermo del computer. Il suggerimento di riprogettazione più radicale è venuto da una bambina di dieci anni di nome Najya, che ha detto: Vorrei togliere la colonna vertebrale, così che sei sdraiata sul pavimento”.

(Patricia Marx, The New Yorker, 29 March 2021)

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