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da leggere: La donna che rubava i mariti di Margaret Atwood

LA DONNA CHE RUBAVA I MARITI di Margaret Atwood edizioni Ponte alle Grazie

Tony, Roz e Charis, tre amiche al tavolino di un caffè di Toronto. Avrebbero poco in comune se non le accumunasse l’amicizia nata dopo che a tutte tre, in tempi differenti, la stessa donna non avesse rubato il marito.

Ma ormai, così sembra, è storia passata. Le tre vittime sono state al funerale di Zenia, la ladra; si sono riequilibrate nella loro vita quotidiana e sono riuscite persino a pensare con distacco a Zenia tanto da stringere tra di loro un solidale legame di amicizia femminile.

Con quello che sembra un vero colpo di teatro, invece, Zenia, donna bella, intelligente, abilissima manipolatrice compare sulla porta del locale e si ripresenta nel mondo dei vivi.

E da qui, in un cammino a ritroso, l’autrice ripercorre il destino delle quattro donne, le storie personali di Tony, Roz e Charis che incrociano con esiti nefasti “la predatrice di uomini, sirena e faina, il male, ma anche la fantasia di libertà e la spregiudicatezza”.

Sono ritratti di donne molto differenti tra loro, benestanti o perennemente in bilico sulla povertà, abili manager o disincantate sognatrici, madri discretamente felici o single ormai consolate. Tutte, però, oltre a infanzie che non ricordano mai con un sorriso, hanno avuto un uomo a cui erano legate, non sempre un campione di fedeltà o di sicurezza, ma comunque amato e tenuto stretto. A quest’uomo mira la presenza di Zenia che s’intrufola nella casa della vittima di turno, ogni volta inventandosi una identità nuova assolutamente credibile, una vita commovente o interessante quanto basta per conquistare empatia e cura femminile. Lo fa con cautela, abilità, apparente solidarietà con la donna, sufficiente distacco col marito per non destare sospetto. Lo fa sempre, comunque, con grande acume psicologico individuando in ogni sua vittima i punti deboli e andando a colpire sul sicuro con spregiudicatezza, cattiveria, quasi crudeltà.

Il tavolino del caffè, a cui Tony, Roz e Charis si danno appuntamento periodicamente, sembra quasi il loro lettino di psicanalisi. Con grande potere affabulatorio e umanità per le sue protagoniste l’autrice percorre le storie nel passato, nel presente lasciando immaginare il futuro, con un finale del libro difficilmente prevedibile.

Abbiamo discusso a lungo sulle pagine lette, come peraltro capita sempre con nostro grande piacere. Il libro ci è piaciuto, anche se quasi tutte siamo state a tratti disturbate dalla lunghezza eccessiva della narrazione. Ci è piaciuta la profondità di alcune affermazioni; ci ha lasciato perplesse, a volte, l’ingenuità al limite della dabbenaggine delle protagoniste, incapaci di cogliere l’inganno e il pericolo che Zenia rappresenta; ci è dispiaciuto non conoscere la vera storia di Zenia dovendoci accontentare solo del ritratto, anzi dei tre ritratti, che nelle tre storie lei si cuce addosso.

E questo ci ha permesso, alla fine di porci una domanda quasi provocatoria e del tutto condivisa. E se Zenia, la vera Zenia, non fosse una creatura vera e con lei l’autrice avesse voluto invece rappresentare la parte oscura e inconfessabile di ognuno di noi, la parte che sarebbe capace in particolari circostanze di superare remore morali, di farci attraversare territori sconosciuti o assumere comportamenti inimmaginabili?

La domanda è rimasta senza risposta.

a cura del gruppo di lettura di Donne In 

 

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