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“I canti d’amore di Wood Place” di Honorée Fanonne Jeffers ed. Guanda

Una saga familiare, una storia che si sviluppa negli Stati Uniti di oggi e di ieri, una storia di gente “nera”, “coloured”, “black”, “nigger”. Due grosse novità in questo primo romanzo di Honorèe Fannonne Jeffers: una storia di antenati che hanno mescolato la loro schiavitù con lo sterminio dei nativi americani e una storia tutta al femminile.

I romanzi che narrano di saghe familiari hanno di rado proposto figure di protagonisti di origine africana e se è successo, si trattava di personaggi di sfondo, mentre questa volta la storia è quella di una giovane donna nera che cresce oggi in una città del Nord degli Stati Uniti. Il racconto della sua “educazione sentimentale”, come la definisce l’editore, riducendo di molto l’ampiezza del racconto, si completa attraverso i flash back sulla sua famiglia di “neri”, da quando il primo fu fatto sbarcare da una nave schiavista in una terra di Cherokee, ormai in estinzione.

Sono le donne le vere protagoniste della saga familiare: quelle che partorirono i primi “mulatti”, quelle che da bimbe furono lo svago sessuale dei loro padroni, quelle che, superati i tanti ostacoli rappresentati dalla loro condizione di donne e di donne nere, oggi sono “integrate” nella società americana, ma con una consapevolezza diversa da quella delle loro coetanee bianche, che unisce in modo inscindibile la lotta contro la discriminazione di genere a quella contro la discriminazione razziale.

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