2 puntata soap opera “Love in Progress”
Febbraio 7, 2024
L’inclusione passa anche dall’imparare a gestire le nostre risorse economiche
Febbraio 7, 2024
Mostra tutto

Da vedere: Il punto di rugiada di Marco Risi

Magnifico omaggio di un regista a un altro regista. In questo caso uno padre dell’altro, che raggiunge il punto apicale del suo Cinema. Marco Risi figlio di Dino Risi, il grandissimo Dino Risi scomparso 15 anni fa.

“Il punto di Rugiada” è la temperatura a cui deve raffreddarsi l’aria per evaporare, creare condensa e quindi neve. Ed è una grande nevicata, nella parte invernale delle quattro in cui è suddiviso il film seguendo il ritmo delle stagioni, che imbiancherà Villa Bianca, residenza di lusso per anziani e il suo giardino.

Due giovani finiti lì dopo una condanna ai servizi sociali (Alessandro Fella e Roberto Gudese molto bravi così come Lucia Rossi nel ruolo dell’enigmatica capo infermiera) apriranno le porte a vetri e permetteranno agli ospiti di correre e giocare sulla neve come bambini. È una scena bellissima, indimenticabile, unica nel Cinema di oggi, che rimanda come tutto il film ai capolavori magistrali di Dino Risi girati negli Anni 70 come “Fantasma d’Amore”, “Anima Persa”, “La stanza del Vescovo “, nonché a quel gioiello girato proprio in una casa di riposo per Artisti che è “Primo Amore”, già del Dino Risi Anni 80.

Dei tre Capolavori degli Anni 70 di Dino Risi “Il punto di rugiada “assorbe quel senso di morte, di perdita, di assenza che li permeava, una sorta di struggente spettralità che impedisce sempre l’effetto “Cocoon” o Villa Arzilla. Siamo infatti assolutamente altrove: dalle parti di Dino Risi.

Non a caso il personaggio chiave è dell’ex fotografo che giocherà la sua partita con la morte per metterla in scacco decidendo lui “quando”, interpretato da un monumentale Massimo De Francovich.. Un grande film che fotografa la vita nel momento cruciale della partenza per il grande viaggio finale, con tocchi così umani, sensibili e crudeli allo stesso tempo da portarti alle lacrime, non per un effetto melodrammatico, ma per la sua tenerezza per la sua lucidità e la sua poesia intrinseche.

I cambiamenti del corpo che sfiorisce definitivamente, messi di fronte alla bellezza sfolgorante della gioventù hanno i tratti superbi di una grande attrice come Erika Blanc (che proprio a casa sua mi parlò benissimo di questo film dopo averlo girato).

La perdita della memoria di fronte ai propri capolavori poetici, quelli di Luigi Diberti, la bizzarra voglia di fuga quelli di Elena Cotta, la voglia ancora matta di ballare e fare l’amore quelli di Maurizio Micheli a cui cola la tinta come ad Ashenbach, il rimpianto e l’incomprensione quelli del magnifico Eros Pagni, rigido colonnello in pensione a cui il figlio violento e sbandato, non amato e già ultracinquantenne (bravissimo al solito Valerio Binasco) rinfaccia tutti i suoi fallimenti. Questo per citare le punte dell’iceberg di questo Grande Freddo che, sulle note da brivido delle musiche composte dal Leandro Piccioni, recentemente scomparso, galleggia impalpabile e oscuro sul tema della morte che segue inesorabile, per chi arriva alla vecchiaia.

E si ritrova a fare i conti con i Fantasmi del passato. Fantasmi d’amore e Fantasmi di disamore, Fantasmi di Glorie e Fantasmi di Fallimenti. Perché la vita non è mai perfetta, né sempre felice. Anzi, lo è solo a momenti che non durano e se ne vanno.

Una Grande Sorpresa dal Cinema Italiano, ancora in grado quando vuole di ricordarsi dei suoi Grandi Maestri, che molti giovani nemmeno sanno chi sono. Ho visto nella sala mezza vuota del Cinema due ragazzini totalmente rapiti da questo film e questo mi ha fatto ben sperare e ulteriormente commuovere.

https://youtu.be/1Mide9xjl98?si=cobU0xGfEU_VgWZa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *