“Eroine” di Marina Pierri, edizioni Tlon
Ma perché Perry Mason e Della Street non si sono sposati?
Serata uguale a tante altre ormai. Noia. Niente film belli in Tv, stufa di serie sulle altre piattaforme. Zapping e ritrovo Perry Mason. Non troppo polveroso, a parte le pettinature soprattutto maschili, ancora avvincente e poi c’è Della Street, la mitica e insostituibile, segreteria del grande Avvocato Mason.
Della e Perry civettano dal 1958, lasciano intendere una qualche intimità, scivolano in qualche pudico doppio senso, ma non si lasciano mai sorprendere in situazioni scabrose. E non è perché all’epoca il sesso in TV era proibito, ma perché Della non si voleva sposare e quindi non si poteva certo indugiare in rapporti prematrimoniali: Della è di buona famiglia e ha iniziato a lavorare perché la sua prestigiosa famiglia è rimasta vittima della crisi del 1929. La bimba Della nata ricca e divenuta poverissima, ha molto bene assimilato l’importanza di avere autonomia economica ed un posto di lavoro e quindi non vuole sposare Perry perché ciò significherebbe smettere di lavorare (nella media borghesia degli anni ‘60, la classe a cui appartiene Perry Mason, le donne non lavoravano!) e quindi quelle con Perry sono schermaglie di cui ogni donna dell’epoca capisce il significato.
L’attuale successo delle numerose serie che tengono avvinti agli schermi milioni di persone (causa confinamento o forse anche per il gran numero di prodotti offerti), come quella pluridecennale dei gialli di Perry Mason, seguite nel tempo da tante altre, dipingono e hanno dipinto negli anni l’evoluzione dei costumi in molti ambiti della società. Rivedendole, se ne può trarre una bella lettura sociologica della storia degli ultimi 50 anni: razzismo, parità uomo donna, libertà sessuale, valore dei soldi e valori etici. C’è tutto e ci siamo anche noi donne di tutte le età e per quanto riguarda noi over 65, il cambiamento è enorme anche se non ancora tutti se ne sono accorti.
Un libro molto interessante che si occupa delle eroine delle serie tv e lo fa attraverso la lettura critica è della giovane studiosa Marina Pierri autrice di Eroine, (critica televisiva e direttrice artistica del Festival delle Serie Tv) che ne trae un giudizio complessivamente positivo.
Vi proponiamo una sintesi della recensione del libro a cura di Sara Mostaccio
“Eroine” di Marina Pierri, edizioni Tlon
Da quando le piattaforme di streaming hanno reso possibile creare il proprio palinsesto e fruire le serie tv ovunque e secondo i propri tempi, la narrazione televisiva è diventata più pervasiva che mai e ha svelato un potere non solo ricreativo. Da qui parte Marina Pierri scegliendo le 22 Eroine del libro omonimo dal sottotitolo eloquente: Come i personaggi delle serie tv possono aiutarci a fiorire. Intrecciando i principi dell’intersezionalità agli archetipi del Viaggio dell’Eroina teorizzato da Maureen Murdock, l’autrice suggerisce che i personaggi delle serie tv attuali possono fornirci rappresentazioni della realtà che prima non avevano spazio perché marginalizzate o del tutto assenti dalla narrazione.
Partendo dall’assunto che il viaggio dell’eroe è una freccia il cui tragitto procede verso l’alto mentre quello dell’eroina è una discesa agli inferi e ritorno, passa in rassegna 22 personaggi femminili che corrispondono a 12 archetipi, tappe di un viaggio che racconta una femminilità molto più sfaccettata di quanto il male gaze fin qui prevalente sia stato in grado di indagare.
La domanda chiave che ci pone Pierri è se riteniamo ancora necessario empatizzare con i personaggi e riconoscersi in essi. Non è più importante mettersi in ascolto? Lo spettatore diventa così partecipante e il risultato è la costruzione di una nuova percezione di sé e degli altri che non esclude ma include esperienze distanti e non (ancora) raccontate.
Si cerca uno sguardo liberato da quello dominante – cioè maschio, bianco, e si produce una narrazione che non è solo intrattenimento, ma agisce anche a livello politico e sociale scardinando stereotipi e dando voce e spazio a culture, corpi, esperienze capaci di agire sull’inconscio collettivo e sulla normalizzazione di quelle esperienze, quei corpi, quelle culture.