Quarto film da regista dell’attore Louis Garrel, figlio del maestro Philippe Garrel e di Brigitte Sy, attrice e regista. La filmografia di Garrel figlio regista è una rivisitazione colta e personale del Cinema Francese. Partendo da Truffaut e Godard omaggiati nel bellissimo “Due amici”, passando per il grande Rohmer delle commedie triangolari con “L’ uomo fedele” a quello più didattico con “La Crociata”.
È ora la volta di Claude Lelouch e in particolare dei suoi lievi e sublimi gialli-rosa. Garrel, anche attore si chiama di nuovo Abel, come nelle sue opere precedenti e incarna di nuovo pregevolmente un ragazzo cresciuto che della vita ha già visto tanto (qui è un giovane vedovo), alle prese di nuovo con personaggi bizzarri che gli girano attorno.
Qui è in particolare la madre (la meravigliosa Anouk Grinberg in un ruolo per lei inedito) che, come la vera madre di Garrel, tenendo corsi di recitazione in carcere, si sposa un detenuto (Roschy Zem sempre perfetto) che come nella realtà diventa il patrigno di Abel/Louis, che più maturo della madre un po’ folle, finisce per farle da padre e temendo che il nuovo marito sia recidivo nel crimine inizia a pedinarlo, insieme alla collega (lavorano in un acquario) Clemence (la sempre più strepitosa Noemi Merlant) sul filo di un’attrazione non dichiarata.
Il film è lieve e trascinante, fra equivoci, passaggi sentimentali e una vera e propria svolta polar. Fino a far emergere un’autentica nostalgia , dedizione e cura per il bel Cinema Francese di narrazione, di cui Lelouch fu uno dei più grandi maestri con un’attenzione minuziosa per il lavoro degli attori, tutti messi perfettamente in parte, amandoli e si sente. Con Garrel la lezione di portare avanti il Cinema guardando indietro è pienamente assecondata per la gioia di noi cinefili e amanti di buona memoria del Cinema come patrimonio culturale ed esistenziale. Un gioiello.