Nell’incontro organizzato da Donnein il 23 febbraio scorso, sul tema della sessualità femminile e dei cambiamenti dopo i 65 anni, c’è stata una grande partecipazione. L’argomento, dunque, non è estraneo alle donne over 65, se ne parla poco, ma averlo proposto ha stimolato molti spunti di riflessione.
Partendo da uno spot pubblicitario abbiamo avuto la possibilità di parlare di sessualità in un contesto di donne anziane, una generazione che in gioventù ha lottato per rivendicare una libertà sessuale e di scelta, sempre negata.
Per citare Glenda Garofalo, la pubblicità in questione ha suscitato “un misto di interesse, sorpresa e fastidio…ci si domanda se questi non siano in fondo anche alcuni dei sentimenti con i quali tendiamo ad approcciare gran parte dei cambiamenti corporei legati all’avanzare dell’età.
Sentirsi desideranti e desiderabili, nei limiti di un corpo invecchiato, ci dice anche che perdere alcune “parti” (per esempio l’illusione di un corpo sotto il nostro controllo) non significa perdere tutto (il piacere, ad esempio)”. Glenda Garofalo ci ha condotto in un percorso armonico che tiene conto sia degli aspetti legati strettamente alle modificazioni corporee, (ad esempio i problemi di lubrificazione post menopausa…. problema vero, ma legato alla possibile carenza di eccitazione più che a un vero problema fisico), sia quelli legati a stereotipi che una cultura ancora troppo antica fa emergere in termini di riserbo, vergogna, incapacità di un “ridimensionamento di un lutto che comunque c’è, per elaborarlo senza negarlo e per farlo senza pesi aggiuntivi”.
Dai vari interventi emergono approfondimenti utili per poter guardare l’argomento da altre angolazioni aggiungendo significati che ci possano dare nuove chiavi di lettura e nuovi modi per poterne parlare.
Glenda Garofalo: Riflettere sull’evolversi della sessualità e sui cambiamenti che avvengono nell’età anziana, credo non possa prescindere dal considerare che non esiste un unico modo di invecchiare. Ci sono aspetti legati all’età e al corpo che invecchia che sono, in un certo senso comuni a tutte le donne (variazioni ormonali per fare solo un esempio), ma la qualità dell’esperienza sessuale è un insieme di diversi fattori, alcuni di questi sono di natura psicologica e altri dipendono anche dallo stato di benessere generale (alcuni farmaci o alcune patologie possono influire direttamente o indirettamente anche sulla sessualità).
Avere in mente tutta questa complessità può aiutare ad essere meno giudicanti e ricordarci che parlare di sesso non è di per sé liberatorio, l’idea che ci sia un modo giusto di vivere la sessualità da anziani, rischia di imprigionare ancora di più e di impedire di vivere con piacere il prevalere di aspetti di tenerezza rispetto a quelli di sensualità.
I cambiamenti che avvengono, anche quelli che riguardano la sfera sessuale, ci inducono a confrontarci con delle perdite sia reali sia simboliche, alcune volte questo processo può essere anche molto doloroso, ma non significa che venga necessariamente compromessa la propria identità sessuale.
Come percorrere una via necessariamente segnata dalla biologia, occupandosi di accudire il sé reale, anziché nutrire, con la celebrazione nostalgica, un sé ideale?
Sono molto d’accordo con Danielle Quinodoz quando dice che “la sessualità delle persone anziane è circondata da un certo pudore, ma anche da imbarazzo e timore di ferire. Quando affrontiamo questo argomento, che si sia anziani o si pensi al momento in cui lo diventeremo, o semplicemente che si parli degli anziani, siamo influenzati dai modelli della società in cui viviamo. La paura di risvegliare un complesso di castrazione sembra inibirci. Si profila il criterio delle performance sessuali, come se esistesse una sessualità ideale a cui tutti dovrebbero fare riferimento: alcuni sarebbero orgogliosi delle loro prodezze sessuali come se avessero bisogno di esibire il loro vigore, mentre altri si nasconderebbero perché non possono più avere rapporti sessuali per motivi somatici, psichici o sociali. È tutto il dominio della sessualità e della psicosessualità che rischia allora di essere ridotto a quello delle prestazioni sessuali, separate dagli affetti che esprimono. Fortunatamente alcune persone anziane ci aiutano a riconsiderare le relazioni sessuali come un aspetto non solo della sessualità in senso stretto, ma della psicosessualità in senso ampio. Le persone anziane infatti, nonostante la notevole variabilità individuale, non possono più aspettarsi che il loro corpo sia al massimo della forma fisica, e la loro libido può diminuire. Ma le coppie anziane che continuano ad avere una vita sessuale attiva possono spesso percepire sempre meglio che i rapporti sessuali non possono essere disgiunti dai sentimenti di amore che esprimono”[1].
La tenerezza che sembra prevalere nell’età anziana, non è sublimazione difensiva e riduttiva dell’Eros, ma è fisica e piacevole, anche sensuale, basta permettersela. Come in tutte le età della vita può, a volte, risultare arricchente uno sguardo più leggero e autoironico per avvicinare questioni che sono molto importanti, ma che rischiano di essere schiacciate dal peso di valori simbolici o di doveri.
Rosa Della Bona, rifacendosi a Freud sottolinea che “nei nostri processi di crescita, per il raggiungimento di una sessualità matura, adulta, dovremmo saper conciliare la corrente di tenerezza con la corrente sensuale. Questa conciliazione attraversa, per ciascuno di noi nelle tappe evolutive della vita (vecchiaia compresa), momenti di intensità diversa, mettendo l’accento ora sull’una, ora sull’altra delle due correnti. Con l’invecchiamento e le conseguenti trasformazioni sia fisiche che psichiche, questa capacità di conciliare le due correnti mi sembra particolarmente importante (e difficile?). Se associamo alla corrente di tenerezza (è quella evolutivamente più antica, fà parte della pulsione di autoconservazione e nasce con la scelta oggettuale infantile primaria) l’intimità, la riservatezza, il prendersi cura e alla corrente sensuale la vergogna, la colpa, l’umiliazione comprendiamo quanto sia importante una qualche forma di conciliazione nell’invecchiamento. Credo che i cambiamenti sia fisici che psichici e le esperienze di vita con cui ci si confronta (es.: malattie, lutti…), inducano a rimettere l’accento sulla prima corrente, quella più antica, ma, se non vogliamo considerarla una semplice, banale regressione (all’infanzia), potremmo considerare con Freud che:
“la non piena soddisfazione sessuale sembra la conseguenza necessaria allo stabilirsi della civiltà. Tuttavia questo ha permesso la creazione di capolavori culturali che scaturiscono dalla sublimazione delle varie componenti pulsionali”.
Eugenia Omodei Zorini, riflettendo sulla maggiore difficoltà nel parlare di sessualità nell’età anziana, si pone una domanda di base rispetto alla biologia e alla fisiologia del corpo. “Nell’età adulta e di pieno sviluppo del nostro corpo, la sessualità e le scelte sessuali sono centrali nella nostra vita e l’apparato sessuale biologico è nel pieno del suo funzionamento. La ricerca rispetto alla sua conoscenza e integrazione è centrale nella nostra vita, specialmente in un’epoca di grandi cambiamenti di costumi. Nella vecchiaia il corpo è altrettanto centrale e coinvolge grande tempo della nostra vita. La ricerca del benessere fisico, sia sensoriale che di salute, sia la ricerca del piacere e di soddisfazione erotica è per noi importante e coinvolgente, ma forse in modo profondamente diverso, specialmente riguardo alla soddisfazione erotica. Mi chiedo se le proposte teoriche che vengono dalla neuropsicoanalisi (Solms, Panksepp) possano esserci di aiuto: nella loro proposta la libido freudiana, motore fondamentale della vitalità e del piacere, è paragonata più al nucleo cerebrale della ricerca che a quello della sessualità e dell’erotismo sessuale.
Glenda Garofalo conclude :“Invecchiando si perdono pezzi, ma non tutto ed è così anche per la sessualità. E’ necessario riuscire a operare un riadattamento corporeo, ma anche psichico e affettivo. Dipende anche da come abbiamo vissuto la sessualità in passato, e non basta parlare in generale di sesso poichè le generalizzazioni non servono”. Ognuno ha la sua vecchiaia, con o senza problemi di salute, da sola o in coppia, con o senza nipoti, con cui spesso si instaurano rapporti di profondo piacere.
Danielle Quinodoz, infine, ci aiuta a riassumere le nostre riflessioni: ”Esistono talmente tanti modi di invecchiare! Invecchiare può far paura: perdite di ogni genere da affrontare, défaillance, persone care che spariscono. Tuttavia, esistono persone che fanno desiderare di invecchiare, non sono state risparmiate dalla vita, ma per loro invecchiare è come continuare la loro avventura. Sembrano conservare sotto forma di ricchezze interiori quelle esteriori che hanno perso, e anche scoprire nuove libertà. Al limite, sapranno perdere tutto senza perdersi? E se invecchiare fosse per loro l’occasione di imparare ad amare e ad amarsi meglio?”
[1] D. Quinodoz, “Invecchiare. Una scoperta”, ed Borla, pag 102.