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Da guardare: PLAN 75 di Chie Hayakawa

Ne “La ballata di Narayama” del maestro Shoei Imamura -Palma d’Oro al Festival di Cannes del 1983- nel Giappone Ottocentesco gli ultrasettantenni vengono portati a morire, abbandonandoli su una montagna. “Plan 75”, primo lungometraggio da regista della sceneggiatrice giapponese Chie Hayakawa -menzione speciale al Certain Regard di Cannes 2022 per la Camera d’Or- racconta di un futuro prossimo venturo, molto simile al presente, in cui gli over 75 in un Giappone sempre più “vecchio” possono scegliere, con una serie di assurdi benefit, il suicidio assistito, ovvero l’eutanasia, pur non essendo malati.

Una mostruosità varata da una legge, che propone il “Plan 75” come una soluzione per lo svecchiamento della nazione a livello collettivo e una soluzione ai problemi di mantenimento e solitudine a livello individuale.

Tutto si svolge fra algidi uffici ministeriali e centri di assistenza sociale falsamente rassicuranti, perché in realtà spacciano la morte.

Chie Hayakawa è bravissima nel procedere quasi in punta di piedi in uno scenario di morte, travestito da viaggio premio, pubblicizzato a livello governativo e massmediologico come un’armonica soluzione di vita, anziché una lugubre innaturale anticipazione della morte.

“Al viaggio premio” aderisce anche l’anziana Michi (semplicemente magistrale l’ottantenne Chieko Baisho nella sua grazia dolente) vedova rimasta sola coi suoi problemi finanziari. E lo stesso fa un altro anziano, emarginato per l’età dopo una vita di lavoro.

In questo mondo orwelliano, sovraffollato di persone anziane, saranno però tre giovani (due addetti al Plan 75 e un’infermiera filippina addetta anche allo smistamento degli effetti personali dei defunti eutanasizzati, come nei campi di concentramento avveniva con gli effetti personali degli ebrei) a vedere l’orrore celato dalla razionalità di un programma totalmente folle e disumano. E noi con loro, portati per mano attraverso le immagini, solo apparentemente algide, di questo film bellissimo e disturbante. In realtà profondamente raccapriccianti nel loro contenuto distopico. Con tocchi di grande sensibilità, memori di “Umberto D,” capolavoro assoluto di Vittorio De Sica sulla dignità della vita anche in tarda età. Perché si può morire a ogni età, ma la morte non si sceglie (se non in casi estremi), arriva naturalmente, come un canto finale di vita, vedi il finale poetico e commovente di questo film di altissima qualità.”

https://youtu.be/J5t60ZhvWNQ

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