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L’azzardo non è un gioco

GAP: mi gioco la spesa. Perché l’azzardo non è un gioco

La Campagna di “METTIAMOCI IN GIOCO” continua: le associazioni, i sindacati, gli enti che aderiscono, stanno rilanciando il tema della dipendenza da gioco d’azzardo, il gioco d’azzardo patologico appunto, dopo che i dati segnalano i costi per giocare sono simili a quelli spesi per nutrirsi.

Giovani e vecchi le vittime principali: inconsapevoli i primi in assenza di uno Stato che informi, dia regole e limiti, ma invece inspiegabilmente incoscienti gli altri che nella loro lunga vita hanno di certo visto la gente andare a fondo ai tavoli di poker, alle corse, nelle scommesse. Ma la sorte si tenta al punto che l’aumento delle giocate è salito del 12,7% dal 2021 al 2023.

Tutto senza che si inizi sul serio a “dare i numeri” del pericolo che questa dipendenza (così è stata definita dal Ministero della salute) sta portando con sé. Riporta la stampa che nella sola Lombardia si sono persi al gioco (on line, macchinette, gratta e vinci ecc.) più di 7 miliardi di euro negli ultimi due anni.

Credo che tutte voi abbiate ricevuto un invito on line a giocare con una bella somma regalata in anticipo… chi scrive ha ricevuto e ha anche cercato di segnalare a chi di dovere, ma il gioco d’azzardo è lecito e se diventa patologico e rovina della gente, non è un problema di nessuno. C’era una volta una Consulta, c’erano dei buoni propositi di divulgazione di dati e interventi nelle scuole ma ora tutto tace.

Resta solo un numero di telefono 800558822 per aiutare chi è disperato o preoccupato per un familiare o un amico, restano le associazioni come il coordinamento di “mettiamoci in gioco” e tanti volontari che si stanno dedicando alla sensibilizzazione del problema, ma senza una forte intenzione di governo le armi sono spuntate. A volte ci pensano i sindaci a fare qualcosa di contrasto alla ludopatia, ma finché le minacce non li zittiscono. Già perché il gioco d’azzardo non arricchisce solo le casse dello Stato, ma anche quelle della criminalità che oltre a “pizzi” indebiti ingabbia i disgraziati in una mortale rete di usura.

Le signore al bar che alla mattina tra un caffè, una brioche si giocano 20 euro al giorno tra macchinette e “gratta e vinci” forse sono delle vittime o delle prossime vittime, così come i ragazzini con i loro cellulari collegati ai siti di scommesse o di poker o chi a qualunque età spera che a forza di giocare arriverà “la svolta della vita”, intanto si puntano in media 2.340 euro al mese, e cioè 28mila euro all’anno. Un disastro.

Le ricerche ci dicono che si gioca di più in Comuni di piccole e medie dimensioni, rispetto alle città e che la crisi economica reale o percepita si trascina una maggiore propensione al gioco con una conseguente decrescita dei consumi tradizionali.

Non si può fare pubblicità per i giochi, ma gli esperti ci dicono che sono molti i siti che fanno pubblicità indiretta per non parlare dei grandi testimonial miliardari che offrono volto e fama alle scommesse che saranno anche lecite, ma che forse andrebbero meglio regolamentate.

Numero verde 800558822 per aiutare le vittime del GAP

gioco d’azzardo patologico DIFFONDETELO

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