Con Marianna Bergamaschi Ganapini, professoressa al Dipartimento di Filosofia della Union College nello stato di New York, abbiamo scoperto, nell’incontro all’Uniome femminile il 22 maggio scorso, che il concetto di intelligenza artificiale non è così nuovo come pensiamo.
È infatti un progetto culturale che nasce già negli anni ‘50 ad opera di un gruppo di scienziati tra i più noti di quell’epoca. L’ ipotesi del loro lavoro partiva dalla necessità di implementare la computazione (un processo di risoluzione dei problemi che include, anche se non solo queste, le seguenti caratteristiche: formulare i problemi in modo da poter utilizzare un computer e altri strumenti per aiutarci a risolverli, organizzare e analizzare i dati in modo logico) e, per fare questo, era necessario creare un’ intelligenza artificiale cioè rendere capace una macchina di svolgere funzioni umane come scrivere, parlare, riconoscere volti ,analizzare dati ecc.
Il progetto nel corso di questi 70 anni non è mutato negli assunti di base, ma ciò che ha permesso un’accelerazione incredibile, soprattutto negli ultimi 20 anni, è stata l’evoluzione della tecnologia.
La possibilità di introdurre nei computer una quantità praticamente illimitata di dati ha dato la svolta fondamentale per permettere alla macchina di avere un’esperienza e l’esperienza è la base su cui formulare il pensiero.
Detto così può spaventare molto e far emergere scenari fantascientifici di umanità comandata dalle macchine e in pericolo di estinzione, ma in realtà le applicazioni virtuose dell’IA sono innumerevoli, basta pensare alla sanità dove l’aiuto dell’IA nella diagnostica, nel supporto alle decisioni cliniche, nella prevenzione, può veramente rivoluzionare la medicina conosciuta finora.
Ma i pericoli reali esistono ed è per questo che è necessaria non solo una regolamentazione legislativa del processo, (in questo l’Europa con l’AI Act è il capostipite efficace di una legge molto avanzata e ben disegnata), ma anche un continuo monitoraggio delle sue applicazioni.
I principali rischi etici sono 4: allucinazioni e misinformazione, manipolazione, pregiudizi e discriminazioni, privacy. Inoltre, due categorie importanti su cui non si fa abbastanza attenzione quando si parla di Intelligenza artificiale sono i bambini (anche gli adolescenti) e gli anziani che proprio per le loro caratteristiche di vulnerabilità rischiano di subire maggiori discriminazioni e aspetti gravemente manipolativi.
Marianna Ganapini percorre nella sua conferenza le strade anche tortuose di questa tecnologia che sta occupando tutti i campi dello scibile umano spiegandoci con grande chiarezza e semplicità le opportunità che può dare a patto che non ci si scosti da un’etica condivisa e consapevole.
Di seguito il link per ascoltare la conferenza
(ci scusiamo per la qualità dell’audio poiché per qualche istante,all’inizio l’audio non funziona,poi riprende quindi non desistete)
Le principali aree di ricerca di Marianna Bergamaschi Ganapini sono Epistemologia e filosofia della mente, con particolare interesse all’etica dell’intelligenza artificiale.