Una testimonianza di una donna over 70 per il 25 NOVEMBRE GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE
Mentre veniamo ricoperte di dati (sempre spaventosi) su femminicidi, violenze e abusi, mentre scopriamo che anche noi over 65 siamo 1/3 delle donne che subiscono violenza, scopriamo che c’è una donna di 71 anni che sta mettendo a disposizione della lotta contro la violenza alle donne, la sua drammatica e incredibile storia coniugale, svelando attraverso gli interrogatori dei giudici del processo di cui è protagonista, uno degli aspetti più radicati della mentalità “patriarcale”.
Lei si chiama Gisèle Pelicot ha 71 anni e sta accusando il marito di averle fatto subire per 6 anni rapporti sessuali, mentre era in stato di incoscienza, con 50 altri uomini di età fra i 36 e i 74 anni (anche loro imputati nel processo in corso).
Il marito, uomo con cui Gisèle era “felicemente” sposata da molti anni e nel quale riponeva la massima fiducia, a partire dal 2014 e fino al 2020 ha iniziato a “drogarla” sciogliendo sostanze nel caffè per poi metterla nelle mani di uomini trovati su internet ed invitati nella loro casa, che accettavano un rapporto sessuale con la donna incosciente.
Il processo è in corso in Francia ed è diventato lo spunto per molte riflessioni soprattutto per le dichiarazioni degli imputati ai giudici (i 50 partner occasionali e ovviamente il marito che però ha capi di imputazione diversi) che si trincerano per lo più dietro uno sconvolgente “Non ritengo di avere fatto violenza alla signora perché era il marito stesso ad invitarmi ad avere un rapporto con lei (peraltro incosciente ndr)”. Quindi anche se la donna è incosciente ma il marito autorizza, io ci faccio sesso e va tutto bene. E se fate un esperimento parlando di questo fatto con amici e conoscenti, scoprirete che le prime reazioni sono riferiti a LEI “Come lei non ha fatto a non accorgersene?” “Ma forse erano una coppia di scambisti” eccetera eccetera. Solo dopo, molto dopo arrivano i protagonisti uomini ed emerge la grandezza dell’aberrazione che la mentalità, anche se certamente malata, degli uomini coinvolti ci testimoniano.” Il marito autorizza e quindi di quel corpo buttato sul letto posso fare quello che voglio. Brividi. E siamo in Francia, in un ambiente di buona borghesia e i fruitori del corpo sono uomini della stessa provenienza tra cui pompieri, insegnanti, pensionati ecc.
Tutta la nostra solidarietà a Gisèle per il coraggio e la determinazione dimostrata, scegliendo di mettere in piazza ogni drammatico dettaglio di questa storia di violenza e di patriarcato criminale, invece di fruire del diritto ad un processo a porte chiuse con anonimato e divieti di divulgazione. Lei ha deciso di agire così per infondere fiducia e coraggio alle altre vittime di violenza, per denunciare sempre a qualunque età e in qualunque situazione, e noi la ammiriamo.