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Da vedere: Il caso Goldman di Cèdric Kahn

Nella primavera del 1976 Pierre Goldman, attivista dell’estrema sinistra che deviò verso il banditismo, comparve davanti la Corte d’Assise d’Amiens. Per la terza volta nella sua magnifica filmografia il grande Cedric Kahn parla di fatti realmente accaduti e guarda al passato, in un capolavoro presentato alla Quintane de Cineastes del Festival di Cannes. Un’opera maiuscola d’ambientazione giudiziaria. Kahn entra frontalmente e abissalmente nel sistema processuale con una tale potenza ricostruttiva e frontale da far pensare ai capolavori di Costa Gavras, che torna alla memoria anche per la presenza di Simone Signoret che interpreta una attrice, spettatrice al processo. Signoret l’immensa Signoret, che non fece mai mistero delle sue simpatie politiche di estrema sinistra e interpretò insieme a Yves Montand il meraviglioso e scioccante LA CONFESSIONE (1970). Goldman durante il processo ammise le rapine a mano armata, ma negò con forza l’omicidio di due farmaciste nel corso di un’altra rapina che sostenne di non aver commesso. Kahn, a parte un prologo nello studio di uno dei due legali di Goldman, ebreo come lui, porta tutto nell’aula di un tribunale per circa due ore che sembrano durare un minuto. Inchioda lo spettatore, la sua attenzione e la sua coscienza, in un viaggio tortuoso, impervio, ai limiti del cardiopalma, dentro una figura umana che da ebreo laico rivoluzionario rapinatore e intellettuale si trasforma a vista in un gigante epico come erano le battaglie politiche del secolo scorso. Il regista gioca di nuovo tutte le carte dell’ambiguità con uno script e un sistema di ripresa cosi psicologici, intimi, incisivi eppure sempre doppi e scivolosi, da togliere ogni certezza razionale e spostare tutto sul piano del dubbio, dell’inconscio, dell’interpretazione della legge come fatto filosofico. Magistrale! Smontando e rimontando i fatti, attraverso testimonianze che diventano lo specchio di ciò che una testimonianza è o può diventare. Un modo per lavarsi la coscienza, addossando fatti a chi viene indicato come un capro espiatorio. Esplode intanto il ritratto di un’epoca in cui ancora c’era una destra e una sinistra, gli uomini e le donne, i borghesi e i proletari, i cittadini e gli stranieri. A Goldman da’ volto sembianze e carisma quello che sta diventando il miglior attore francese contemporaneo: Arie Worthalter.

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