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Da vedere: Sole e Tutto il mio folle amore

SOLE e TUTTO IL MIO FOLLE AMORE– Due film italiani usciti in contemporanea e diversissimi fra loro affrontano lo stesso tema: la paternità.

SOLE, debutto nel lungometraggio di Carlo Sironi, narra di un ventenne senza tetto né legge che, coinvolto in un’affiliazione (lui dovrebbe risultare il falso padre biologico) con utero in affitto di una coetanea polacca, si sveglia lentamente dal suo letargo esistenziale e si affaccia alla vita e alle responsabilità, crescendo e sentendosi davvero padre di quella bimba destinata ad altri. Sironi sceglie la via impervia della fissità, della macchina fissa, di uno sguardo apparentemente indifferente, ma che lentamente si trasforma in un’osservazione bressioniana dei volti, ottenendo infine, dall’apatia dei suoi personaggi, quella luce interiore che la lezione di Robert Bresson ha catturato al tempo nel volto magico di Dominique Sanda in COSÌ BELLA COSÌ DOLCE (dalla MITE di Dostoevskij) e nei visi dei giovani quasi ipnotizzati dalla disperazione ne IL DIAVOLO PROBABILMENTE. Non so se Sironi si sia ispirato a quelle inquadrature, ma più il suo film avanza più le restituisce negli sguardi perduti dei suoi giovani attori davvero strazianti: Claudio Segaluscio e Sandra Drzymalska. Potrebbe ricordare anche IL FIGLIO dei Dardenne, ma Sironi rallenta i ritmi e allunga le distanze, che invece nei Dardenne erano frenetici e ravvicinati.                  

Tutto al contrario Gabriele Salvatores che, ispirandosi liberamente al romanzo autobiografico di Fulvio Erves, SE TI ABBRACCIO NON AVER PAURA, (citato per immagini nei titoli di coda) rende il suo percorso di riscoperta padre-figlio (dove il figlio ha gravi problemi di personalità) un bizzarro road movie che fra Croazia e Slovenia assume le forme di un post western moderno. On the road il padre immaturo, che ritrova il figlio dopo anni, un pò maturerà grazie a un rapporto di protezione e iniziazione alla vita. Il film è frenetico, mobile, episodico, pieno di personaggi secondari come certi film della commedia all’italiana di un tempo, Zampa (BELLO ONESTO EMIGRATO AUSTRALIA), Scola (RIUSCIRANNO I NOSTRI EROI) o Monicelli (LA MORTADELLA). Più vicino a questo Cinema che ai film giovanili e picareschi di Salvatores. Proprio perché i temi sono cambiati e c’è più maturità. Non più la fuga fine a sè stessa di PUERTO ESCONDIDO, ma la fuga per conoscere e conoscersi. Un bel passo avanti anche se un pò piacione, strapieno di musica e con attori bravi (Claudio Santamaria) simpatici, ma a tratti fuori controllo (il giovane Giulio Pranno, volto angelico con un futuro) o che si limitano a rifare per l’ennesima volta loro stessi (Golino, Abatantuono).

 

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