I film (tutti più o meno bellissimi) di Francois Ozon sono molto diversi gli uni dagli altri. Segno della vitalità creativa e stilistica del suo Cinema.
Sta a noi trovarne il filo conduttore, spesso nascosto in una febbrile rivisitazione Cinefila degli autori e dei generi.
Film che tematicamente compone una trilogia femminista insieme a “8 Donne e un mistero” e “Potiche”, ovvero una rilettura del ruolo della donna, che da vittima potenziale assurge ad eroina, di se stessa e di tutto un tessuto sociale che la vorrebbe comprimaria anziché protagonista, bella statuina di “Potiche”, stereotipo dello stereotipo di “8 Donne” o vittima di abusi come in “Mon crime”. Si parte da una piece scoppiettante Anni 30 fino ad arrivare al Me Too.
Ma come dicevo il contenuto in Ozon è motore di una forma e di una forma sempre diversa ,che legandosi al Cinema e ai suoi stilemi anche stavolta esplode in un fuoco d’artificio di citazioni e stilizzazioni. Insomma una festa per chi adora il Cinema e chi ancora, a ragione, lo vede come la più grande possibile chiave di lettera della realtà, di ieri e di oggi, fusi insieme come in una trasposizione onirica e inconscia del tempo che fugge e de “ll tempo che resta” (per citare un bel titolo di Ozon). Un Ozon memorabile, magnifico a dir poco.