“Auntie”/ Zia: uno sguardo affettuoso sull’invecchiamento e sulle relazioni intergenerazionali
Non siamo più le nonnine, le vecchiette; ma siamo zie. L’appellativo zia è usato dagli appartenenti alla generazione Z quando chattano tra di loro, ma anche con donne di una certa età, con anziane che sono nel gruppo; le zie sono quelle che si trovano a loro agio a spettegolare con gli amici più giovani ma anche con le loro mamma, come spiega l’autrice dell’articolo Garcia nella analisi del cortometraggio “Auntie”, ovvero Zia.
Glielo racconta proprio la regista Fawzia Mirza che ha prodotto il cortometraggio. La regista spiega che “di per sè il termine “zia” non è esclusivo di una sola cultura. Le zie sono universali, ci sono dappertutto”. Tuttavia, quando ha scoperto di essere diventata anche lei una zia per la prima volta, grazie a una chat con un gruppo di amici di età diversa, è rimasta scioccata nel realizzare di essere una di loro, di entrare nel linguaggio criptico dei giovani della generazione Z.
In “Auntie”, il cortometraggio diretto da Mirza, la protagonista Hena, sta partecipando ad un evento quando viene chiamata per la prima volta con l’appellativo “zia”. La donna con cui sta chiacchierando usa il termine con una tale disinvoltura da rasentare l’insulto come racconta Garcia. Quando Hena protesta, la donna le risponde, senza giri di parole: “Sono il collo e le mani”. Vale a dire, la pelle del tuo corpo disvela la tua età.
Il giorno dopo Hena è sul divano, svegliandosi con i postumi di una sbornia, e con quarantasette messaggi di testo inviati da un gruppo di nuovi amici, tutti appartenenti alla generazione Z, e incontrati ad una festa. Hena si rende conto che è abbastanza vecchia per essere la loro zia. E poi, osservando meglio le sue mani e il giorno di nascita sulla sua patente di guida, si rende conto di essere … una zia. Hena ora si trova di fronte a una scelta: rifiutarlo o accettarlo.
Con questo cortometraggio, Mirza ha voluto – secondo Garcia – sfidare la tendenza della società a svalutare le donne una volta che non sono più giovani, e a combattere l’inclinazione a mettere in discussione la rilevanza delle “donne mature” in una cultura sociale ossessionata dai giovani e dal giovanilismo. E lo fa con un approccio che va oltre il principio della semplice accettazione della “persona di una certa età”; lo fa piuttosto con un serio e sincero orgoglio per la persona che si è trasformata nel collo, mani e in tutto il corpo. “L’amore per se stessi è la radice del nostro potere”, ha detto Mirza a Garcia, “Ammettiamolo, i nostri corpi cambiano quando invecchiamo. Ma siamo belle. Sempre. Più abbracciamo questa verità, più siamo nel nostro massimo potere”.
Tratto da: A warm Look at Aging and Intergenerational Texting in “Auntie” di Lauren Elyse Garcia, The New Yorker, 23 April 2023.