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Lasciarsi dopo tanti anni – parte prima

LASCIARSI DOPO TANTI ANNI (prima parte  

Istat ci dice che i matrimoni sono in calo, mentre le unioni civili aumentano di più delle convivenze; sono in aumento i divorzi e fin qui nulla che faccia notizia. La sorpresa sta nella classe di età che maggiormente pone fine al rapporto che è quella tra i 55 e i 64 anni. Aumentano infatti le coppie che si lasciano alle soglie della terza età, con una percentuale del 12% del totale e un raddoppio negli ultimi 10 anni. A fare il primo passo sono soprattutto i mariti.

Tra le molte cause alla base del fenomeno vengono indicate la legge sul divorzio breve che ha semplificato e accorciato i tempi del contenzioso, i figli già maggiorenni e, per gli uomini, si citano la sindrome di Peter Pan e l’intervento delle medicine che potenziano la virilità. Per le donne invece le generalizzazioni parlano di una sorta di desidero di “liberazione” alla base della rottura.

Sono stati coniati i termini “divorzi silver o divorzi grigi” per definire il fenomeno, ma noi ben sappiamo che oggi tutto quello che riguarda noi over 60 è appunto silver come l’economia che ci coinvolge. A parte il termine, resta l’emergere di un nuovo dato che differenzia e di molto, l’invecchiare delle donne. Noi donne infatti, sempre secondo i dati, siamo le attrici delle separazioni e poi dei divorzi fino all’età di 40/45 anni e più di rado dopo i 60anni. Le motivazioni che ci spingono a divorziare in genere non sono legate ad una nuova love story (che magari poi arriva), come spesso avviene invece per gli uomini, ma alla voglia di porre fine ad un rapporto insoddisfacente e frustrante. Si apre quindi una prospettiva di maggiore libertà, a cui tuttavia si accompagnano di maggior solitudine.

Nell’ indagine che abbiamo effettuato per andare oltre i dati percentuali, siamo incappate in riflessioni che vi trasmettiamo senza la pretesa che esse rappresentino un fenomeno tanto complesso, ma per cominciare a illuminare qualche lato di questo immenso prisma.

“Le donne tornano a pensare a loro stesse. Se una signora si separa a 65 anni e ha un’aspettativa di vita di 85, significa che ha davanti a sé ancora due decenni, un quarto della sua esistenza. Non è poco. Quando queste donne si sono sposate il matrimonio era un legame inscindibile, lo scopo della vita. Adesso si guardano intorno e notano che la società è cambiata: le nozze non sono un vincolo eterno ma il luogo dell’amore, quindi se quest’ultimo manca si può scioglierlo senza tabù anche in tarda età. Non dimentichiamo, poi, che i settantenni sono l’ultima generazione con una buona pensione». Dice Paola Di Nicola che insegna Sociologia della famiglia all’università di Verona, ed è autrice del saggio “Famiglia: sostantivo plurale”

Spiega invece Chiara Simonelli, psicoterapeuta e sessuologa. “Per il gentil sesso, dunque, la vecchiaia diventa la primavera della vita? Non sempre. Le donne vedono comunque la fine della relazione come un fallimento……È come se avessero sempre avuto dentro di sé un germe di rivalsa, che ora esplode: dopo anni da moglie tornano a essere donne, anche dal punto di vista sessuale. Una rottura su tre, infatti, è scatenata da problemi tra le lenzuola».sa15

Isabel Allende dopo qualche tempo dalla separazione dal marito dice in un’intervista «A 73 inizio una vita nuova Ora, per la prima volta nella mia vita sono sola. E questa, per me, è un’esperienza nuova e non necessariamente negativa. Ho dovuto lasciar andare mio marito e con lui la vita trascorsa assieme. Ho dovuto lasciare la proprietà che avevamo in comune. Tutto. La grande casa, i mobili. Poi, è morto anche il mio cane che era con noi da 15 anni. Che metafora! Mio marito e io abbiamo pianto il nostro cane, ma non siamo riusciti a piangere per noi. Potrei dire che ho passato mesi cupi e terribili, ma cerco di vedere le cose da un altro punto di vista. A 73 anni, inizio una vita nuova» riporta Candida Morvillo.  

La psicologa Vera Slepoy autrice di “La psicologia dell’amore”, sottolinea come per gli uomini il discorso sia diverso «Per quanto sia possibile generalizzare, l’uomo soffre più per la perdita del partner che per la perdita dell’amore. La sofferenza maggiore è l’acquisizione di una autonomia organizzativa nella gestione della casa e del proprio tempo. Molti uomini faticano a mutare abitudini ed è per questo che vengono lasciati, perché guardano troppo la tv, non si curano, sono pantofolai. Per loro, essere lasciati diventa l’occasione per cambiare e prendersi cura di sè stessi per avere una vita più lunga e più sana.

 In tutto ciò si inseriscono moltissimi altri fattori che affronteremo in seguito:

– il differente stato d’animo tra chi ha lasciato e chi è lasciato;

– l’impossibilità per le donne over 60 di avere ancora figli, mentre per l’uomo non ci sono date di scadenza;

– il diritto alla felicità, un sentimento metabolizzato abbastanza bene dalla nostra generazione;

– il rapporto con i figli anche se adulti;

– le condizioni economiche delle donne divorziate rivelano profonde criticità, checché ne dica il, speriamo, defunto DdL Pillon.

 

 

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