Il Grande Gioco di Peter Hopkirk, Adelphi edizioni
Se amate conoscere le vicende storiche anche di tempo fa; se le vicende del Medio Oriente recenti e meno recenti vi interessano, ma vi lasciano sempre la sensazione che molto manca alla vostra conoscenza; se pensate che il misterioso gioco delle diplomazie non segua sempre gli imperativi del fair play o della ragion di Stato; se vi affascina riavvolgere il nastro di vicende attuali per riscoprire intriganti somiglianze con vicende di decenni e decenni fa; se, se, se…..questo libro sarà una lettura che vi appassionerà.
Non spaventatevi delle 600 pagine che avete per le mani, non è un libro da leggere tutto d’un fiato, ma da centellinare “per sere e sere come fosse un grande romanzo d’avventure, popolato di straordinari personaggi storicamente esistiti e di cui non sapevamo nulla”, per fare mie le parole di Umberto Eco.
Il Grande Gioco non è il titolo scelto con cura dall’autore, ma la definizione data da Kipling, accettata anche successivamente dalla storiografia ufficiale, delle vicende che videro impegnati inglesi e russi nell’800 in Afganistan, in Persia e in tutta la zona dell’Asia centrale e del Caucaso. La Russia degli zar con la sua politica espansionistica e la Gran Bretagna tesa a difendere e possibilmente estendere i suoi possedimenti indiani giocano in tutta la zona una partita senza esclusioni di colpi: alleanze che si formano e si sgretolano con incredibile facilità e sfrontatezza, sperduti villaggi o piccole fortezze che presidiano da possibili escursioni territori vastissimi, imprese eroiche di ridotti manipoli di soldati che, senza strade o mezzi congrui, valicano montagne da 3000 metri o affrontano stagioni proibitive. I successi che si alternano da una parte all’altra sono per lo più il risultato di eroismi dei singoli piuttosto che di efficiente preparazione militare dello stato di appartenenza. E su tutto, già allora, la Cina, convitata di pietra, o quasi.
Il bello del libro, a mio parere, è che non si schiera mai, non attribuisce torti o ragioni anche nelle situazioni dove l’inganno, il doppio gioco, la violenza gratuita lasciano sconcertati. Hopkirk sembra usare le sue incredibili conoscenze storiche per guidare il lettore alla comprensione di fatti passati e direi addirittura di fatti a noi più vicini. E questo fa l’attualità e l’originalità del libro anche se scritto alla fine del secolo passato, Sono cambiati i nomi dei luoghi, gli assetti politici, molti degli attori in gioco; i mortai trascinati nella neve alla cintola sono stati sostituiti da razzi e droni comandati a distanza; le strade e le ferrovie hanno sostituito valichi alpini e steppe sferzate dal vento, ma ritroviamo e riconosciamo ne Il grande gioco le tensioni di adesso, le ambizioni espansionistiche delle grandi potenze, la corsa sfrenata e spregiudicata all’accaparrarsi materie prime preziose o a governare il commercio della droga o del petrolio.
I luoghi che allora rappresentavano distanze spesso incalcolabili o sogni di avventurieri disposti a tutto ora abitano i nostri tg serali. Luoghi che sentiamo vicini, ma che sfuggono alla nostra conoscenza critica.
Vale la pena quindi di prendere in mano questo libro con calma senza voler subito sapere o capire come andranno a finire gli eventi, ma soprattutto con la curiosità e lo sconcerto di scoprire vicende e comportamenti che, fatte le debite differenze, appartengono anche alla storia dei nostri tempi.
Recensione di Milena Pieri