Una Sfinge, una Monna Lisa, un Enigma vivente. Lise a 16 anni, nel magnifico piano sequenza sui titoli di testa laterali, viene arrestata mentre è in spiaggia con i genitori e il fratellino. Due anni dopo, con un braccialetto di sorveglianza alla caviglia è agli arresti domiciliari, dopo una detenzione preventiva, in attesa del processo per l’efferato omicidio con 7 coltellate della sua migliore amica Flora. Unica indiziata. Apparentemente indifferente a tutto, continuerà a negare al processo senza alcun trasporto emotivo, anche di fronte alle prove più schiaccianti. Che via via costruiscono un puzzle e un’identificazione di una donna totalmente enigmatici, perché da Lise non traspare nulla, né un’emozione né un sentimento. Video porno postati fra amici, ammissioni di rapporti sessuali con Flora e il fidanzato di lei, la descriverebbero come interessata al sesso. Ma la chiave non è neppure quella, perché nel mondo giovanile, descritto implacabilmente, il sesso non ha valore né un vero interesse, quanto meno quel senso del sacro che dovrebbe farne un’apertura conoscitiva alla vita. È al massimo piacere da dare e ricevere, scevro da sentimenti, emozioni, implicazioni psicologiche. I mentori di Demoustier sono i fratelli Dardenne anche nel suo nuovo riuscito e bellissimo film, che mostra quello stile asciutto e tagliente dei maestri belgi, lo scavo nelle dinamiche famigliari come proiezione di una corrosiva analisi sociale. Demoustier personalizza e affina uno stile proprio anche con la rinuncia a estetismi, optando per soluzioni visive metaforiche di sottile potenza (il rosso del tribunale evocativo del sangue, che resta uno sfondo ambiguo così come il dettaglio chiave del braccialetto-catenella, che non spiega bensì decuplica oltre al sospetto l’impossibilità di far luce su Lise), fino al fastidio e alla massima tensione sostenibile in assenza di ogni emozione apparente. A comporre questo tableaux vivant sconcertante e distopico (quanto lo è il mondo giovanile così ben descritto) attori magnifici e particolari di varie generazioni. Melissa Guers assoluta rivelazione pure candidata ai Cesar è Lise. Roschdy Zem e Chiara Mastroianni all’apice della loro arte sottrattiva sono i genitori. Anne Mercier e Anais Demoustier (l’affermatissima sorella del regista allenata al Cinema di Robert Guediguian) sono l’Avvocato difensore e il Pubblico Ministero, che si fronteggiano esponendo fatti e schivando con attenzione questioni morali. Perché una morale nel quadro non c’è e neppure alcun senso etico.
da vedere al CINEMA
recensione a cura di Carlo Confalonieri