Maledico per le ragazze picchiate a morte in Iran perché andavano a scuola senza il velo, per le donne in Afghanistan che recluse in casa non possono studiare, leggere, lavorare, curarsi, nemmeno andare dal parrucchiere, maledico chi oggi osa fare affari con i Talebani, i rapimenti, torture e stupri nella striscia di Gaza, chi distrugge la Siria e rapisce i giovani e i bambini, chi picchia e reprime invece di aiutare a cambiare, chi approfitta di popoli deboli che non sanno e si fanno abbagliare da viaggi infernali pensando di trovare la libertà e trovano invece una vita da schiavi e lungo l’infernale tragitto tutti ne approfittano, anche i paesi accoglienti che dovrebbero essere quelli civilizzati.
Maledico padri, fratelli, mariti, fidanzati che reprimono, sgridano, impediscono, uccidono, maledico chi sposa le figlie a 12 anni e chi toglie loro il clitoride a quattro, maledico gli approfittatori, i pedofili di bimbe e bimbi, maledico il patriarcato, il maschilismo imperante che dilaga e non vuole mollare e forma catene maschili ignoranti e volgari, quelle che stanno girando nelle agenzie di pubblicità, quelle che nel cinema ci sono sempre state, e nelle fabbriche e nelle aziende si approfittano delle donne più giovani e ingenue.
Chi, partendo da Eva, se la prende in vari modi con le donne.
Eva avrà anche trasgredito, ma Adamo l’ha seguita, quindi è ugualmente peccatore, poteva rifiutare.
Non ne posso più, ogni giorno un orrore in ogni parte del mondo, sono figlia, sono madre, sono nonna di nipoti femmine, il mio cuore grida si ribella ogni volta che sa di un sopruso, eppure credevamo, almeno nel mondo occidentale, di essere arrivate vicino a una parità, invece stiamo tornando indietro.
Mi interrogo sul perché.
Negli anni 70/80, uomini e donne erano sullo stesso piano, complici, amici, compagni di viaggio con gli stessi ideali, erano quelli più vecchi che ancora si comportavano da maschilisti, i boomer sono riusciti a trasferire alle figlie femmine la forza e l’indipendenza, ma non ai figli maschi la complicità e la stima per le donne, forse data troppo per scontata.
In Italia, anni e anni di berlusconismo, veline, programmi televisivi volgari, prostituzione inneggiata e camuffata, hanno minato nella società le educazioni famigliari.
Si discute oggi, anche in modo esagerato, di libertà di gender, ma la libertà delle donne è ancora troppo ristretta e tormentata.
Io non riesco a capacitarmi come il mondo tutto non possa insorgere, uomini e donne INSIEME ricattando leggi e istituzioni per cambiare le cose.
La “Rete”, che oggi ci reca tante complicazioni, potrebbe essere usata per raggiungere questo, una sommossa universale con declinazioni diverse a seconda dei paesi, ma unita, si arriverebbe sicuramente a qualcosa.
Se si iniziasse a dire le cose giuste negli asili, si educherebbe una civiltà diversa.
Si potrebbe fare uno sciopero generale del sesso come l’antenata Lisistrata e le sue amiche nel 411 a.C. ad Atene, nella pièce del drammaturgo Aristofane che raccontava la guerra del Peloponneso.
Nella Nigeria precoloniale, un gruppo di donne aveva creato un consiglio con un presidente donna, Agra Else, che doveva tenere a bada il comportamento degli uomini, se si comportavano male con le donne, lo sciopero scattava.
Nel 1997 il capo delle forze militari in Colombia, incitò pubblicamente allo sciopero del sesso mogli e fidanzate dei guerriglieri della sinistra politica e dei trafficanti della droga come parte di una strategia per il cessate il fuoco.
Nel 2006 sempre in Colombia, le fidanzate della gang di Pereira fecero uno sciopero del sesso per ridurre gli omicidi quotidiani, i tassi di mortalità scesero del 26 per cento.
In Kenya un gruppo di attiviste, anche le mogli dei presidenti e pure le prostitute, lo fecero per porre fine al rapporto conflittuale tra Ma Kaki e Raila Odinga, presidente e primo ministro.
A Barbacoas, iniziarono uno sciopero del sesso per costringere il governo a riparare la strada che collegava l’isola alle città vicine, in Liberia, per porre fine ad una guerra civile durata 14 anni; nel 2008 a Napoli per impedire i fuochi, e ancora nelle Filippine, nel Sudan, a Togi, che fosse per guerre, strade, governatori, fuochi, droghe o violenza sulle donne, gruppi femminili hanno usato uno sciopero non violento che ha sempre funzionato se fatto in massa.
Ci sono dunque molti precedenti.
Io lo farei fare oggi alle donne del mondo intero, anche in Russia, Stati Uniti, paesi Arabi, tutti.
Un Tam Tam via internet. Facilissimo.
Nel 1970 a San Remo Celentano cantava:” Chi non lavora non fa l’amore”, sciopero di mogli contro lo sciopero sul lavoro, oggi abbiamo problemi più grossi, io davvero proverei, in fondo sesso (amore) e potere sono le molle che fanno muovere il mondo, il potere del sesso è più forte del potere nella stanza dei bottoni, perché non usarlo di nuovo?
Intanto rileggetevi Lisistrata, il primo testo noto che parla di emancipazione femminile.
Un mondo alla rovescia, lo chiamavano, noi lo rovesciamo per farlo andare più diritto.
Renata Prevost