Vi ricordate il film “Il diritto di contare” di Theodore Melfi tratto dal libro di Margareth Lee Shetterly, in cui si narra la vera storia della matematica afroamericana Katherine Johnson che collaborò con la NASA e grazie alla quale, la missione spaziale Apollo decollò? Si ridava a una donna mai nominata il giusto posto con tanto di nome e cognome.
Anty Pansera critica e storica del design mette in piedi un’operazione simile con il suo nuovo libro 494 Bauhaus al femminile.
Il libro presenta una ricerca archivistica approfondita e un‘analisi storica intorno alle ragazze che hanno lavorato nel mondo Bauhaus dal 1913 al 1933: 494 appunto, e di cui non si era mai sentito parlare, donne che in soli 14 anni hanno saputo lasciare un segno indelebile nella cultura del progetto divenuto mondiale.
Corredato di fotografie, tabelle e informazioni, il libro si snoda tra piccole biografie di ognuna restituendo onore al lavoro di quelle donne che poi fu fermato nel ‘33 dalla macchina nazista. Le ragazze nell’Accademia avevano anche accesso ad architettura, dominio assoluto maschile come molte altre professioni, tuttavia la maggior parte sceglieva tessitura o ceramica o fotografia; indotte a questa scelta dallo stesso Walter Gropius, benché il manifesto concepito per l’Accademia del Bauhaus citasse che “uomini e donne potevano liberamente accedere alla nuova scuola nella più assoluta uguaglianza”. Ossimori.
Le ragazze, tutte di ceto sociale alto, s’iscrivevano cercando identità e autonomia.
Chiusa la scuola, la maggior parte seguì il corso del tempo, che allora per le ragazze di quel ceto sociale, era inequivocabilmente matrimonio e figli con il cognome del marito che non si aggiungeva ma sostituiva il proprio.
Leggere le biografie una dietro l’altra, forma un quadro storico del periodo e della ghettizzazione delle donne che qui sono identificate col nome e cognome di nascita e non con quello del marito restituendo loro l’identità. E, nello stesso tempo, forma un tenero puzzle in cui ci si identifica, entrando nel cuore di quelle ragazze e nei loro sogni di libertà e curiosità, di tentativi di vite emancipate dalle famiglie.
Se avete letto il gustoso La signora Bauhaus di Jana Reversini da cui si apprende che anche la moglie di Gropius partecipava molto attivamente alla macchina creativa, e ora leggete questo, vi renderete conto che dietro l’ingegno del famoso architetto non c’era solo una grande donna, ma bensì un esercito di grandi donne.
Un viaggio affascinante dentro l’Accademia scandalosa per i benpensanti di quel periodo, in cui studenti e studentesse lavoravano e studiavano oltre che con l’ideatore, con personaggi del calibro di Kandinskij, Klee, Albert, van de Rohe, Muche, per citarne alcuni.
Anty da anni si occupa di riportare alla ribalta figure femminili erroneamente ignorate dalla storia, con questo suo ultimo lavoro mette un ennesimo importante tassello di un passato di cui è giusto sapere, leggere, raccontare.
Sempre brava Anty. Grazie Anty.
Renata Prevost
1 Commento
Bello libro e articolo braveeeee