La ragazza col braccialetto di Stephane Demoustier
Settembre 20, 2021
La cicala parlante: Rotto il soffitto di cristallo
Settembre 20, 2021
Mostra tutto

Il collezionista di carte. Nuovo film di Paul Schrader

IL COLLEZIONISTA DI CARTE di Paul Schrader

Voce potentissima della New Hollywood anni 70, Paul Schrader da Autore maiuscolo, ha un tema unico su cui, come i Maestri, fa sempre lo stesso film attraverso film diversissimi. Colpa e salvezza. La prima ambigua, la seconda non certa. HARDCORE, AMERICAN GIGOLO, AFFLICTION e la sceneggiatura epocale di TAXI DRIVER le vette. A cui si aggiunge IL COLLEZIONISTA DI CARTE, dove William Tell, ex torturatore ad Abu Ghraib, ex detenuto per quelle colpe, per dimenticare tutto (o provare a farlo) diventa un robot. Da un Casinò all’altro si stordisce giocando, contando le carte. Nei motel ricopre tutti i mobili con lenzuoli, per non contaminare nulla col suo peccato. Tutto asettico per soffocare gli orrori commessi. Finché nella sua non-vita ritrova in un colpo solo John Gordo, il Maggiore addestratore torturatore che la fece franca e il figlio di un’altra vittima (come lui) di quell’abominio di Stato. Decide di salvare il ragazzo, il cui padre si è suicidato, facendogli da padre putativo. Ma, come l’eroe svizzero di cui porta il nome, metterà a rischio la vita di quel ‘figlio’, intrappolato nella sete di vendetta verso Gordo. Guantanamo è l’inferno, i Casinò il purgatorio. Il Paradiso in Schrader resta escluso, ma la stessa inquadratura finale di AMERICAN GIGOLO apre alla RESURREZIONE Tolstoiana. Però il Paradiso si intravvede, in quella che è una sequenza già d’ufficio nella Storia del Cinema per potenza visiva e trasfigurazione del reale, durante la quale William e La Linda (equivalente di Lauren Hutton per Richard Gere) attraversano una fantasmagorica città di luce. Gli inferi di Abu Ghraib appaiono in fish-eye grandangolari, che riportano indirettamente alla memoria gli orrori dell’Olocausto. Il Purgatorio dei Casinò è anestesia totale, il viaggio di uno zombie da un tavolo verde a una roulette. Ripreso con un ritmo straniante stupefacente, su musiche spaesanti, solenni profonde introspettive. Un’America che potrebbe essere la Russia del Dostoevskij di DELITTO E CASTIGO o, come detto, quella RESURREZIONE di Tolstoj. Un film assolutamente magistrale, calibrato, moralmente brechtiano, di altissima levatura cinematografica e culturale. Con tre assi attoriali nella manica: Oscar Isaac (Oscar di nome e di fatto), Tye Sheridan e William Dafoe, più Tiffany Haddish formoso angelo nero dei Casinò, rivisitazione pop pantografata di Virglio e/o Beatrice. UNDICI E LODE. A Venezia 78, già in sala, apprezzatissimo dal pubblico molto numeroso.

da vedere al CINEMA .

Recensione a cura di Carlo Confalonieri

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *