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Diario dell’ipocondriaca – Adieu  

Il telefono squilla. Tolgo la mascherina e rispondo. E’ mia nipote, parla a raffica, a voce troppo alta e concitata…. a fatica capisco cosa sta dicendo. Afferro solo il termine “positiva” e una paranoica lucidità invade ogni parte del mio corpo. Un flusso ghiacciato attraversa la rete venosa, in un nano secondo i neuroni impazziscono e creano collegamenti molto complessi con aree remote del cervello che sforna dati non richiesti ed ansiogeni. Adrenalina. Tachicardia. Pressione alle stelle. Acufene. Sudorazione mani, labbro superiore, nuca. Tremore alle mani che sfogliano rapidamente l’agenda: ultimo incontro fra me e la positiva? Ultimo incontro fra me “i contatti” della positiva?
La congedo con finta partecipazione e solidarietà solo formale e affronto una scissione del mio io: una parte rievoca le tenerezze della sua infanzia che andranno di certo presto perdute e un’altra parte immagina scene cruente stile Quentin Tarantino per vendicarmi della leggerezza e dell’assenza di rispetto per gli altri con cui questa “vanesia” vive, mettendo in pericolo l’integrità degli altri.
Poi il flash! devo fare il tampone! ma soprattutto devo affrontare le 24/48 ore di attesa dell’esito. La certezza di non sopravvivere ad un’eventuale sentenza di contagio, aggravata dall’istinto omicida che mi suscitano quelli che… “è come una leggera influenza per noi vaccinati”, mi spingono ad una iperattività.
Prima di tutto preparo la salma: lunga doccia bollente, accurato lavaggio capelli e unghie con successiva applicazione di creme profumate e idratanti. Poi mi dedico a comporre la valigetta per l’ospedale, visto che non avrò più tempo e concentrazione per farlo in attesa degli operatori del 118. Seguo pedissequamente le indicazioni che in tema sono state fornite da Donne In nel loro prezioso opuscolo di qualche tempo fa “Emergenza salute” e butto nella sacca il caricatore del telefono, una bottiglietta d’acqua e monetine per il distributore automatico, le medicine abituali, i recapiti dei familiari, un pigiama e il poco d’altro che serve ad affrontare l’ineluttabile.
Indosso il tutore per contrastare la sindrome del “tunnel carpale” provocata dall’eccesso di permanenza al pc degli ultimi 20 mesi e cerco su internet “dove fare tampone urgente covid 19”. Ha inizio la prova finale!

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