In fuga dalla minaccia d’una guerra un piccolo branco di elefanti approda su un’isola abitata solo da orsi e api che convivono dopo aver rigidamente delimitato i rispettivi territori. Ma non sono soli: nella foresta si aggirano esseri evanescenti, carichi d’un immenso dolore. Qualcosa di terribile dev’essere accaduto là, qualcosa che ha fatto sparire ogni altro animale, ma di cui quasi nessuno parla e che affiora a tratti solo nei discorsi di pochi dissidenti. Forse solo i nuovi arrivati, femmine al comando d’una specie che è il simbolo stesso della memoria, potranno sciogliere l’angoscia di quelle anime, mantenendone il ricordo e, con esso, la possibilità d’una pacificazione autentica.
Un racconto dove la narrazione esplicita non è quella vera e la narrazione vera non è quella esplicita; che può essere fiaba per un bambino e monito per un adulto; che rappresenta in modo esemplare il senso d’inquietudine e tormento caratteristico di tanti dopo-strage contemporanei. Se genere speculare delle utopie sono le distopie, quella che qui si presenta è di certo una non-favola: una disfavola.
Kaha Mohamed Aden, nata a Mogadiscio, a vent’anni lascia la Somalia per la persecuzione politica contro la sua famiglia. Emigrata a Pavia, ha ricostruito la sua vita, laureandosi in Economia e coltivando la passione per la scrittura. Fra-intendimenti è il suo primo libro.