Moda e Femminilità a Sanremo 2023
Marzo 1, 2023
La metà del mondo ha un clitoride. Perché i medici non lo studiano?
Marzo 13, 2023
Mostra tutto

Da vedere: Una relazione passeggera di Emmanuel Mouret

Negli ultimi film della sua preziosa filmografia, l’eccellente nuovo cantore della commedia francese Emmanuel Mouret, aveva allargato la visione all’intreccio romanzesco nello splendido film in costume “Mademoiselle de Joncquires” o all’affresco contemporaneo nel meraviglioso “Les choses q’on dit, les choses q’on fait”.

Restando sempre nella composione/scomposizione delle relazioni sentimentali, raggiunge il sublime restringendo il campo nel nuovo superlativo “Una relazione passeggera”. Una coppia di amanti: Simon introverso sposato impacciato e problematico, Charlotte estroversa disinvolta madre single risolta almeno all’apparenza. Si incontrano, si piacciono, decidono di andare a letto senza nessun tipo di progetto o aspettativa, per “farsi del bene’ aprendo una parentesi senza complicazioni sentimentali né passionali.

Vediamo solo loro, nulla del loro privato, come fossero cavie di un esperimento. Si può star bene insieme, fare l’amore, provare felicità senza innamorarsi? Lo scudo è nelle parole, nei dialoghi strepitosi che Mouret e il cosceneggiatore Pierre Giraud mettono in bocca ai due, fondendo il filosofeggiare di Eric Rohmer e il disincanto nevrotico di Woody Allen. Risultato un ritmo frenetico e armonioso, che punteggia la commedia sentimentale come una sinfonia, sempre trascinante, sempre sull’onda del tempo inafferrabile che fugge e le parole non trattengono, tantomeno i pensieri o i gesti.

E proprio il tempo scandisce con le didascalie delle date, che scorrono come un calendario, questa relazione passeggera come le nuvole, inafferrabile come la vita. Eppure 3 improvvise zoomate sui personaggi nel corso del film ci fanno capire chiaramente che, dietro al castello di carta degli intenti e delle parole, si cela qualcosa di profondo, di inalienabile dalla natura umana e dal suo bagaglio di sentimenti.

Ha voglia Charlotte a smontare l’amore con qualcosa di leggero e indolore e Simon a nascondersi dietro alle sue paure. Il sentimento c’è, non ammesso, remoto, eppure presente in ogni istante.

E Mouret con una zampata da Maestro lo fa venire a galla nel momento in cui le cose sembrano finire fra i due, mostrando sulle note stupefacenti di “Les Biches” di Poulenc (la scelta non è casuale e capirete perché) i luoghi dove sono passati Charlotte e Simon-parchi, musei, alberghi, strade di campagna, gallerie d’arte ecc.- privi della loro presenza, suscitando un senso di profonda intensa malinconia. Corretta prima e dopo da un’ironia che omaggia a piene mani il Cinema magistrale di Allen, addirittura con tre precise citazioni (il tennis, il temporale, l’incontro al Cinema per un film di Ingmar Bergman – in questo caso “Scene da un matrimonio”) da “Manhattan” e “Io e Annie”. Charlotte e Simon sono la radiosa Sandrine Kiberlain e il goffo Vincent Macaigne, bravissimi all’apice della loro arte attoriale. Perfettamente intonati a tutte le sfumature di questo film semplicemente incantevole.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *