Prendendo in contropiede coloro che ritengono che la paura sia una “cattiva consigliera”, il filosofo, seguendo il pensiero di Hans Jonas, dimostra che al contrario la paura è alla base della responsabilità sociale ed una guida per il nostro agire.
È di moda ripetere che la paura non sarebbe una buona consigliera, che non si fanno scelte politiche adeguate se ne siamo dominati e tanto altro. Alcuni filosofi pensano sia bene contribuire al dibattito di questi “falsi valorosi”: sì falsi perché non hanno il coraggio di sostenere le politiche del “nessuna paura” che ci sono in giro per il mondo come in Brasile o negli Stati Uniti, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti, ma a loro basta sventolare, per il tempo che dura una trasmissione televisiva, l’indignazione, la non sottomissione, e la collera…tutto insieme. La somma di questi atteggiamenti dà come risultato l’irresponsabilità.
Nel suo libro “il Principio di responsabilità” il filosofo Hans Jonas (1903-1993) considera la paura una guida per il nostro agire, molto utile alla politica. La paura fa nascere e stimola la responsabilità sociale di coloro che devono decidere, dice Jonas. La paura è un mezzo per prevenire, immaginando un male futuro. La paura responsabilizza rispetto ai sentimenti ed alle riflessioni che suscita a fronte di un pericolo razionalmente prevedibile ed alle sue conseguenze. E non solo perché pone i soggetti davanti alla loro responsabilità individuale, ma soprattutto perché proietta i risultati della loro azione collettiva sulle conseguenze per le future generazioni e per il mondo in quanto tale. L’intera umanità, dice Jonas, potrebbe quindi anticipare le conseguenze di possibili disastri e imparare a prevenire il peggio.
La paura ha una cattiva reputazione perché spesso ricorda l’idea di “debolezza”: è vero che esiste una paura che porta alla fuga, alla vigliaccheria, ma non è certo di questa “paralisi” che parla Jonas. La paura su cui si basa il principio di responsabilità, conduce, al contrario ad affrontare una situazione ed a orientare le azioni per evitare che succeda quello che avevamo temuto quando l’abbiamo immaginata. Non sono d’accordo con tutto il pensiero di Jonas, ma mi colpisce che le sue analisi siano di grande attualità oggi davanti ad una crisi economica- sanitaria del tutto eccezionale.
Le facili sparate dei “rodomonti” che puntano il dito contro tutto e il contrario di tutto, i “gloriosi coglioni” così definiti dall’attore Pierri Arditi durante un acceso scontro televisivo, rivelano l’irresponsabilità in senso stretto e l’irresponsabilità che genera confusione. Immaginatevi se i governi europei avessero adottato la politica di Bolsonaro “senza paura” della pandemia, si tratta di un esempio calzante di irresponsabilità: ma sarebbero sempre gli stessi ad attaccare sia la politica della paura e che quella che invece la rifiuta. Per loro è tutto “grasso che cola” al meno retoricamente. Sproloquiando, rassicurati dalle loro parole, non devono rendere conto a nessuno e lo fanno con grande energia.
Gerard Bensussan
Tratto da “Le Monde“ 20 novembre 2020