New York è la città della cultura e ovviamente anche del cinema. Lì si realizza il sogno di incontrare i propri idoli, lì prende corpo il sogno-cinema ed è possibile entrare nella grande illusione filmica-come Mia Farrow ne LA ROSA PURPUREA DEL CAIRO – e trovarsi di fronte ad attori registi e artefici del cinema in carne e ossa.
È quanto accadde a me esattamente 40 anni fa. Dopo aver visto MANHATTAN ed innamoratomi perdutamente di quel film, presi un aereo e andai a New York per conoscere Woody Allen. E ci riuscii. La stessa cosa la racconta Allen nel suo nuovo incantevole film, attraverso due studenti che dal college di provincia arrivano a New York perché una dei due, la bionda Ashleight originaria dell’Arizona (la spigliatissima eccitata Elle Fanning) deve intervistare per il giornale dell’università un famoso regista. Sarà l’occasione per farsi accompagnare dal giovane fidanzato Gatsby- che con quel nome non potrebbe che amare il gioco d’azzardo- newyorchese purosangue di famiglia altoborghese.
Lo interpreta molto allenianamente, quasi da diventarne un alter ego, Timothee Chalamet sempre molto bravo come in CHIAMAMI COL TUO NOME. Ma il viaggio nella Big Apple in mano ad Allen moltiplica il cinema per il sogno, lo trasforma in casualità e lo fa approdare attraverso l’apice della romantic comedy in un versante sentimentale e in un’equazione: cinema come via d’uscita da una normalità che è mancanza di fantasia. La vita vera va bene per chi non sa fare nient’altro, dice Selena Gomez a Chalamet davanti al Metropolitan Museum, visitato come un percorso di bellezza ultraterrena. Credo che in questa affermazione ci sia tutto il senso di un film, che cita Renoir e De Sica due giganti del Cinema, che hanno tradotto la realtà più dura in fantasia, in possibilità di qualcos’altro.
Ed è questo che si respira in questo miracolo di cinema, che parla di cinema in ogni inquadratura. In una scissione deliziosa fra reale e fantastico, fra vita e cinema, chiamando a nume tutelare Federico Fellini citato sia con LO SCEICCO BIANCO che con LE NOTTI DI CABIRIA (Ashleight passerà da un regista importante, a uno sceneggiatore fino a un famoso attore, proprio come la sublime Giulietta Masina con Amedeo Nazzari). I sogni si moltiplicano e si infrangono al ritmo di una ronda sentimentale che va in crescendo sotto la pioggia, che rende tutto ancora più struggente e passeggero. Sereno, le prime gocce, il temporale. Torna il sereno, ma qualcosa è cambiato definitivamente. Come nella vita vera, mentre sullo schermo le luci magiche di Vittorio Storararo colgono l’attimo di questa meravigliosa dolceamara ballad alleniana.