Mi capita di imbattermi in rubriche che danno consigli sugli errori da non commettere per sembrare troppo age’. Dopo aver assistito con enorme fatica al nuovo, si fa per dire, film di Nanni Moretti penso che una rubrica del genere occorrerebbe anche per i registi. Moretti , scena per scena slegatissime fra loro, imbastisce una specie di antologia su come fare un film assolutamente senile. A dispetto del titolo è tutto rivolto all’indietro, rispolverando fuori tempo tutti i tic, le idiosincrasie, le insofferenze che Moretti ci ha narrato da tempo immemore. Aggiungendo pure il confronto con nuovi modi di far Cinema, senza quell’amarezza profonda appena vista nell’ultimo bellissimo film di Gabriele Salvatores “Il ritorno di Casanova”. Qui invece è tutto fastidio, insofferenza egocentrica, quelli di un anziano non solo anagrafico , ma sotto ogni punto di vista, soprattutto in senso interiore (pensiamo a Bellocchio che al Cinema pare un ventenne).
Tipico di chi non accetta il nuovo, il cambio, l’evoluzione. E che dopo aver fatto un film bellissimo come “Tre piani” ,del tutto lontano dai soliti personalismi, non ne ha accettato l’insuccesso anche critico e risponde rispolverando tutto un repertorio totalmente deja vu. Come se Allen si rimettesse a rifare lo sketch di “agite con calma ” di “Prendi i soldi e scappa” o a rifare la scena in cui mette in bocca a due giovani attori i suoi problemi, cosa che invece Moretti fa riproducendo proprio una scena di “Io e Annie” .
Il film nel film sull’occupazione dell’Ungheria da parte dell’Unione Sovietica non si lega al resto ,così come la metafora della revisione del PCI è assolutamente fuori posto.
Per non parlare del finale alla “Fellini8 1/2” di cui non ne possiamo più (pure Rocco Papaleo nel meno pretenzioso “Scordato” ora in circolazione conclude cosi’). Tanto piu’ che questo sconclusionato filmetto, insopportabilmente egoriferito e ultrasenile, con l’immenso , cosmico eternamente giovane “Fellini 8 1/2” non c’entra assolutamente. il regista interpretato da Nanni Moretti a un certo punto, nuotando in piscina inseguito capricciosamente dai suoi assistenti, ci fa sapere di voler realizzare un film dal magnifico racconto “The Swimmer” di John Cheeser ,dove un uomo torna a casa a nuoto attraversando a nuoto le piscine dei vicini, scoprendo via via dietro la sua prestanza fisica il suo vuoto interiore.
Lo interpreta uno statuario grandioso Burt Lancaster, a un certo punto affiancato dalla splendida Janice Rule. Il film è del 1968 e’ diretto da Frank Perry ed è bellissimo. Moretti omette qualsiasi riferimento a questo film importantissimo, non so se per egocentrismo o per dimenticanza .
Mi pareva giusto informare chi mi segue dell’esistenza di questo Capolavoro del Cinema Americano, non solo non citato nel film di Moretti ,ma in qualche modo ridotto a sketch pure quello,come ogni altro momento di questo film insopportabile.