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I vaccini antinfluenzali questi sconosciuti!

vaccini sconosciuti

Certamente sconosciuti a molti, ma ora balzati alla cronaca, diventati urgenti, necessari, essenziali. E anche per questo argomento la sensazione per noi cittadine e cittadini in tempo di Coronavirus, è quella di non avere sicurezze, garanzie, percorsi facili, prepensati e prestabiliti. Sono disorientati i giovani, figuriamoci la popolazione anziana, spesso sola, nata in epoche non digitali, faticosamente arrancante anche soltanto a digitare e rispondere alle veloci domande che molti numeri pubblici le sottopongono per arrivare, speriamo, ad una voce umana, che, speriamo di nuovo, possa dare una mano nel trovare la soluzione al quesito posto o alla ricerca del tale o talaltro servizio necessario.

Ma tornando ai vaccini antinfluenzali: nei media, sui giornali, in convegni se ne sta parlando diffusamente, ma la difficoltà principale per le persone è comprendere cosa fare, perché farlo, dove farlo. Si parla soprattutto di ciò che non funziona, e non di spiegare il perché o perlomeno le principali motivazioni per cui non sta andando bene. Ormai è chiaro alla maggioranza dei Lombardi, che con questa epidemia sono emerse molte falle nel nostro servizio sanitario regionale, sicuramente preesistenti, ma poco conosciute o “sentite” in tempi di non emergenza. Negli ultimi vent’anni il Servizio Pubblico (e i suoi operatori) è stato depauperato, sguarnito, mortificato e le scelte della politica sanitaria regionale hanno palesemente dimostrato come, di fronte ad un’emergenza come quella di una pandemia, non sono stati rafforzati alcuni aspetti strategici (ad es. la prevenzione, il territorio) in modo adeguato e coordinato.

Nonostante la sbandierata e peraltro reale eccellenza in molte strutture della nostra Sanità lombarda, proprio qui il virus ha colpito in maniera eccezionale, sia nella prima che nella seconda ondata e, speriamo, non ce ne sia una terza. L’Italia è un paese che non solo investe meno di tutti gli altri paesi europei nella sanità, ma in particolare   investe pochissimo in prevenzione (soprattutto negli ultimi trent’anni, chissà come mai?). La prevenzione non conviene, non dà buoni profitti e naturalmente aggiunge costi. Inoltre, gli Italiani non hanno questa cultura perché non è stata adeguatamente seminata e diffusa. Ma ecco che accade che arrivi un nuovo virus che mette paura, che confonde, di cui neanche gli scienziati conoscono appieno i meccanismi e le modalità di diffusione o di estinzione, ha sintomi molto comuni, ma può mettere seriamente in pericolo le persone soprattutto quelle anziane e magari con una o più patologie croniche. Tutti gli anni l’epidemia da influenza provoca affollamento nei Pronto Soccorso e miete vittime nelle categorie fragili (nell’inverno 2019-2020 si sono registrati in Italia circa 8000 morti attribuibili direttamente o indirettamente a influenza o a sue complicanze). Quest’anno all’arrivo della stagione invernale, in cui si attende un’ondata di casi d’influenza, la preoccupazione è maggiore per la contemporanea presenza dell’infezione da Covid-19 e i reparti d’urgenza stanno già arrivando, con la seconda ondata, ad un punto critico.  Oltre a coloro che si sono sempre regolarmente vaccinati si aggiunge, comprensibilmente, anche tutta una fascia di nuovi vaccinandi.

Sui primi si può fare una stima retrospettiva (non più del 20-30% si vaccina tutti gli anni al di sotto dei 64 anni e poco più del 50% tra gli >65), sui secondi si può e si deve fare una valutazione di quanti sono nelle categorie a rischio, segnalate anche da una circolare del Ministero, uscita nel giugno scorso, che amplia notevolmente i gruppi in cui si raccomanda di vaccinare.

Una incertezza ha sempre accompagnato la campagna della vaccinazione antinfluenzale. Infatti la sua efficacia non è facile da valutare perché ci sono spesso differenze tra i ceppi virali su cui il vaccino è stato testato in un dato anno e quelli attualmente in circolazione. Le valutazioni più attendibili stimano un’efficacia preventiva attorno al 40%. Tuttavia data la contemporaneità col Covid-19, non potendo con certezza evitare con la vaccinazione la confusione tra i sintomi influenzali e quelli del Covid-19, in caso di sospetto di infezione da Covid-19 devono essere comunque avviati gli accertamenti diagnostici anche per coloro che sono stati vaccinati contro l’influenza.

Quindi grande raccomandazione alla vaccinazione, grande campagna mediatica ma……. siamo a fine novembre e pochissimi (addirittura meno degli altri anni) si sono potuti vaccinare. E dire che non solo ci hanno detto di vaccinarci, ma anche di farlo prima possibile.

Non è chiaro con quale criterio la Regione ha stimato il quantitativo di vaccini da comprare, certo è che se si considerano le categorie a rischio indicate, ci si avvicina in Lombardia a 5.000.000 di vaccini necessari, ma poiché esiste anche un problema di sostenibilità finanziaria, sicuramente il quantitativo minimo avrebbe dovuto almeno essere di 3.500.000 unità.

I giornali poi ci hanno anche detto che la regione ha fatto un numero considerevole di gare, molte andate a vuoto per costi e caratteristiche richieste per i vaccini, per cui si è accumulato un ritardo, accompagnato anche da un costo più elevato che in altre regioni, che ha comportato un ritardo di distribuzione e anche paradossalmente una riduzione di quantitativi per medico. Alcuni di loro riferiscono di avere un quantitativo inferiore degli altri anni!

Inoltre forse non tutti sanno che un 20-30% dei medici non aderisce alla campagna vaccinale per cui i pazienti di questi medici devono preoccuparsi loro della propria vaccinazione.

Da qualche giorno sono stati allestiti tendoni (ad es. in piazza del Duomo a Milano) dove, previa prenotazione, si può effettuare la vaccinazione. L’iniziativa è sicuramente utile, anche se l’avvio, per difetti di comunicazione, ha avuto qualche problema. Utile per coloro il cui medico curante non vaccina, utile per coloro i cui medici non hanno sufficienti dosi, utile anche perché nel contesto di una pandemia come quella che stiamo vivendo, affollare gli studi medici, pone gravi problemi logistici e di pericolo di contagio. Ci auguriamo che di tendoni ne facciano molti perché la popolazione anziana e in particolare quella che vive sola non può sobbarcarsi viaggi e attese affaticanti.

Alla luce di queste considerazioni comprendiamo che qualcosa veramente non va nella nostra regione e la pandemia di Covid-19 lo ha messo in evidenza, temi importanti come il tracciamento dei casi positivi, il fabbisogno di presidi di protezione, i percorsi e l’esecuzione dei tamponi, l’approvvigionamento dei vaccini antinfluenzali, sono stati condotti in un modo a dir poco scorretto e confuso, generando percorsi anomali e difficili per i cittadini, permettendo inoltre l’incursione e la diffusione di centri privati  a cui  molta gente, in ansia o per necessità, ha dovuto ricorrere a proprie spese. L’esperienza che stiamo vivendo dovrebbe centrare l’attenzione sull’importanza della prevenzione, anche in tempi di “pace”, rafforzando i dipartimenti di Prevenzione e di Cure primarie (medicina del territorio) e attraverso strumenti informativi di raccordo tra loro, facilitare il monitoraggio e la valutazione dei livelli di copertura vaccinale mediante la costruzione di un’anagrafe vaccinale condivisa per le vaccinazioni dell’adulto/anziano, come proposto dal Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale per il 2017/2019 (coi nostri tempi, ahinoi, il Covid-19 è arrivato troppo presto!)

Comunque attiviamoci e per informazioni e prenotazioni sui vaccini nell’ambulatorio zona Duomo contattare i numeri 800 638 638, da rete fissa, 02 99 95 99, da mobile, o consultare il sito prenotasalute.regione.lombardia.it.

Potrebbe interessare anche consultare: https://www.milanotoday.it/attualita/vaccini-duomo-come-prenotare.html

Il servizio è attivo dal lunedì al sabato, dalle 10 alle 16, e la domenica, dalle 10 alle 13 con slot di 10 minuti per ogni paziente. Per avere il vaccino è obbligatorio prenotarsi.

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