Hirayama -interpretato dal sublime Koji Yakusho, il bellissimo attore giapponese di film stupendamente erotici di Shoei Imamura- è un uomo maturo felice di alzarsi ogni mattina, lavarsi, innaffiare le piante, uscire e recarsi al lavoro: quello di addetto alle pulizie delle toilette di Tokyo. Pur reinventati dai futuristici architetti nipponici i bagni pubblici restano in apparenza un luogo di miserie umane. Ma, come l’orinatoio di Duchamp, vengono trasfigurati da Hirayama, attraverso un processo Junghiano di intensificazione della realtà che li rende doni di un’essenza “divina”, la quale permea tutto il visibile, rendendolo vivente ovvero animato dallo spirito dell’esistere. Cogliendo e ascoltando questo vento silenzioso che attraversa in modo animistico ogni cosa, Hirayama -e suppongo Wenders stesso- ha raggiunto l’apice della sua esistenza, della sua serenità. Contemplando le foglie che mutano sulle piante, come pulendo i gabinetti. Dal, punto più basso al punto più alto del suo osservatorio esistenziale, ripetendo ogni giorno un apparentemente identico rituale di gesti e azioni. Solo apparentemente simile, invece diversissimo a ben guardare perché, se è riproducibile è anche irriproducibile perché ogni istante è diverso dall’altro e ora è solo ora. Attraverso linee di ripresa che, come nel Cinema di Ozu, attraversano le vite come uno sguardo parallelo al terreno, ma anche verticalizzandosi verso l’alto, con una contemplazione delle piante e del cielo. E come in Ozu affiorano dolorosi legami famigliari, qui sepolti, superati, addirittura rinnegati con la rinuncia alla ricchezza e alla materia in nome della libertà di godere della propria verità interiore, che prende voce attraverso le canzoni di Lou Reed, giunte da desuete e preziose musicassette, reperti di un passato da conservare e preservare. O dai libri (che Hirayama legge prima di addormentarsi. Solo, quietamente felice di essere e di esserci in ogni istante di quel mistero che è la vita. Vidi questo film a giugno in un’anteprima poco dopo la presentazione al Festival di Cannes, dove Koji Yakusho fu incoronato miglior attore. L’ho rivisto oggi all’uscita nei Cinema italiani.