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ma la vasca è di destra e la doccia di sinistra? ..la vasca è per giovani e la doccia per vecchi

Ma la vasca da bagno è di destra e la doccia è di sinistra? E poi ancora …la vasca è per giovani e la doccia è per vecchi?
“Doccia progressista e vasca conservatrice”, è uno scherzetto portato avanti anni fa dalla stampa satirica come “Cuore” ed è stato divertente immaginare una risposta. La doccia usata da gente dinamica, in movimento, sempre pronta a darsi da fare e forse con abitazioni meno lussuose e più anguste, mentre la doccia evoca le mollezze del lusso, l’indugiare pigro dei viziati, i giochi di seduzione della decadenza dei costumi. Insomma un quesito pensato per un po’ di ironia.
Ma invece non è uno scherzo la seconda domanda, perché uscire dalla vasca per noi over 65 può costare un femore, infatti sono previsti contributi per convertire le vasche da bagno e renderle meno pericolose. Ma il tema delle barriere architettoniche non è affrontato con abbastanza determinazione e competenza. Abbiamo letto che il PNRR (prima della guerra almeno) garantisce fondi per togliere di mezzo gli ostacoli fisici che impediscono a tanti anziani di uscire di casa. Sono 84.000 solo in Lombardia i reclusi che non hanno ascensore o hanno troppe scale o che incontrano trappole che impediscono di andare a fare la spesa, andare dal medico, vedere gli amici (a meno che questi non siano degli avventurosi atleti) fare quella passeggiata che viene tanto raccomandata dai fautori dell“Invecchiamento attivo”.
Abbiamo letto che le ristrutturazioni inizieranno dalle Case Aler che in Lombardia significa le cosiddette “case popolari”, di cui ha la responsabilità la Regione, ma restano gli interni degli appartamenti e non solo nelle case Aler. Anche in questo caso sono previsti contributi che coprono solo una parte della spesa. Quindi ci vogliono soldi, che in genere non abbiamo, per rendere le nostre case “adatte” alla nostra minore mobilità e ci vogliono esperti che ci guidino per rimuovere tutte le trappole che la nostra casa nasconde. Insomma informazione e risorse che nel caso della popolazione over 65 sono sempre scarse e diffuse male.
Ma per “invecchiare a casa nostra” dobbiamo chiedere che tutto quanto è possibile per “farci vivere bene” (che sarebbe un nostro diritto o no?) venga messo in campo.
Noi non faremo in tempo a vedere realizzata la rivoluzione edilizia che stanno promettendo perché architetti e costruttori si sfidino nel proporre abitazioni a misura di anziano o di persone con ridotta mobilità: noi dobbiamo togliere tappeti e cambiare la vasca oggi e allora bisognerà provvedere con l’informazione corretta. Ce ne occuperemo noi Donne IN.
Nelle indagini dalle quali abbiamo tratto questi dati viene anche segnalata lo spirito di iniziativa di tante di noi che hanno adottato strumentazioni ad hoc per “aiutarsi” a mettere le calze, allacciare il reggiseno, salire e scendere dal letto quando, anche solo per un breve periodo, la nostra schiena non ce lo permette perché autonomia significa libertà. Autonomia e libertà sono anche i preziosi obiettivi che portano già molte di noi ad esprimersi con favore circa la telemedicina, circa la teleassistenza perché vecchie sì ma sempre molto pragmatiche: se lo stato della sanità, noi scriviamo dalla Lombardia, è quello che abbiamo visto in questi mesi di covid, allora è bene ridurre i rischi dell’inefficienza e sperimentare strumenti nuovi che almeno “tamponino” le prime urgenze. E non si dica che gli anziani non sono aperti al cambiamento! Almeno quando c’è di mezzo la “pellaccia” siamo all’avanguardia. Noi.

1 Commento

  1. angio ha detto:

    articolo molto interessante. Effettivamente le barriere architettoniche interne ed esterne sono da affrontare seriamente.

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