Sono tra le donne che si indignano e vorrebbero trovare un modo più visibile per protestare e non limitarmi a esprimere la mia indignazione a uno stretto numero di amiche e amici.
Mi piacerebbe essere più vicina a quelle donne afghane che gridano “Non torneremo al burqa, vogliamo il cielo blu”. Vedere il cielo blu e non il cielo attraverso la grata che diventa nero! Ma non so come farlo.
Giuliano Battiston (Il Manifesto, 10 maggio 2022) ha fatto un bel reportage dall’Afghanistan dopo l’editto talebano che reimpone il burqa alle donne, e ci racconta di donne nate nel 2000 e d’intorno, che non si vogliono piegare. Sono donne istruite che vivono nelle città principali dell’Afghanistan. Nelle zone rurali l’editto ha già prodotto un cambiamento visibile.
Battiston racconta che queste donne hanno coscienza che i Talebani fanno sul serio (hanno assunto migliaia di funzionari al ministero per la Protezione della virtù e la prevenzione del vizio), ma loro non si rassegnano e stanno studiando delle strategie da mettere in atto scrutando le mosse talebane. Sono convinte che l’Islam a cui si richiama l’editto è una interpretazione di comodo per “costruire un mondo nero”, loro invece vogliono vedere il cielo blu.
Ma l’accanimento contro le donne può essere un calcolo politico cinico per alzare la posta con Bruxelles e Washington o per giochi politici interni; passare sul corpo delle donne per ragioni politiche è la convinzione anche di giovani amici di queste donne che amaramente commentano; “Ci restano tre opzioni: andarcene (…), mobilitarci o unirci alla resistenza”.
Su questi temi occorre far sentire la nostra voce con forza, mobilitare una opinione pubblica che comincia ad essere ottusa di fronte a questi fatti. L’opinione pubblica occidentale da una parte da per scontata l’indignazione rispetto a questi fatti ma non dà nessun seguito ad essa. C’è una componente di cinismo in tutto questo che immagina che questi fenomeni resteranno isolati in determinati contesti, senza avvertire che la libertà non è fatta di pezzetti da distribuire agli uni e negare alle altre.
Myriam Bergamaschi