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Donne in fa bene alla salute

Lo slogan di Donne in “Donne che hanno la fortuna di invecchiare” fa bene alla salute!

Non lo sapevamo quando lo abbiamo scelto nel 2014, ma adesso, dopo 8 anni che con il nostro progetto sull’invecchiamento delle donne indaghiamo, approfondiamo e studiamo i meandri complessi di questa fase della vita, anche la scienza ci dice che un approccio positivo alla vecchiaia aiuta a invecchiare più in salute. Al contrario, una visione negativa della vecchiaia, anche dovuta agli stereotipi che ancora dominano la cultura della società e che noi abbiamo introiettato e che ci portano a negare, temere, denigrare, gli anni che stiamo vivendo, ci fanno ammalare di più.

Non si tratta solo del ritornello di Jovannotti “…penso positivo perché sono vivo perché son vivo…” ma di evidenze che emergono da alcuni studi condotti a partire dal 2002, data in cui il mondo ha iniziato ad accorgersi che il numero di over 65 sarebbe aumentato in modo molto significativo ed in cui è iniziata una ricerca su di un gruppo di cinquantenni. Dal momento in cui ci si è resi conto che gli stereotipi negativi sulla vecchiaia (è malattia, è senilità, è decadenza, è solitudine e solo dopo, ma molto dopo, è saggezza, è esperienza ) erano fortemente presenti presso un campione di giovani presi in considerazione, la ricerca si è data l’obiettivo di valutare, da un punto di vista della salute fisica e mentale, le differenze tra chi presentava un approccio positivo alla vecchiaia e chi invece restava totalmente imbevuto della negatività che gli stereotipi dominanti attribuiscono all’invecchiamento: speranza di vita superiore di 7 anni per i “positivi” e poi malattie cardiovascolari inferiori del 50%, migliore forza muscolare, equilibrio, memoria, udito, disturbi dell’ ansia, depressione. Insomma avere un approccio positivo nei confronti della vecchiaia e non farsi condizionare dagli stereotipi aiuta ad avere una vecchiaia più lunga e più felice.

E quindi è vero che il modo in cui una società considera la vecchiaia condiziona la visione ottimista o pessimista che le attribuiamo. Come dice lo studioso Bernard Pradine “io anziano, non deciderò da solo del mio ottimismo o pessimismo, ma dovrò tenere conto dell’immagine e della rappresentazione, come dicono gli psicologi, che gli altri hanno di me”.

La rivolta contro gli stereotipi sulla vecchiaia quindi fa bene e non solo perché ci porta a riflettere, a movimentarci, a restare attivi, ma perché riesce a provocare reazioni contro situazioni di assuefazione che danneggiano gli anziani. Un esempio per tutti sono l’indignazione, le proteste, le denunce che hanno accompagnato la scoperta delle condizioni di vita e di assistenza riservate agli anziani nelle RSA. I morti per il Covid nelle RSA hanno fatto conoscere a tutti le condizioni di vita e assistenza che governano queste istituzioni che al di là delle rette troppo elevate, trattano gli ospiti come “nonnini” remissivi e incapaci, senza una storia alle spalle e da sballottare come pupazzi. Non si tratta solo del risultato di un’organizzazione aziendale avida e crudele, ma anche dell’allineamento culturale ad alcuni degli stereotipi che accompagnano la vecchiaia rispetto all’omogeneità dei nostri bisogni, aspettative, desideri, abitudini. La gente si è scandalizzata nello scoprire questa realtà e non solo per i troppi morti, ma perché ha colto il divario tra la vita pensata come adatta agli anziani e quella che gli anziani a loro vicini dicono di volere vivere. Un piccolo attacco sferrato a un immaginario collettivo che ci danneggia?

2 Commenti

  1. Silvia Finzi ha detto:

    Mi sembra una considerazione essenziale per dare senso e valore alla nostra associazione.
    Chi si iscrive o è iscritto a “Donne in ” si trova già in una condizione aperta e positiva. Ora l’importante è che ognuna di noi si attivi per agganciare un’amica, una parente isolata e rinunciataria e l’aiuti a uscire dall’inattività.
    Cerchiamo di fare Rete perché, come sempre, chi ha più bisogno di amicizia, di aiuto e di conforto non è in grado di chiedere.
    L’ampliamento delle socie non è solo una questione di quantità ma un indice di vitalità.
    grazie per tutto quello che farete. Silvia

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