Maschilismo, privilegi, violenza, disuguaglianze e discriminazione: il patriarcato si esprime anche in questo modo. Il patriarcato esiste da quando la società umana si è strutturata intorno alla leadership maschile ed all’idea che l’uomo sia per natura “più forte”, più adatto al comando, alla gestione, a dare forma al mondo e alla cosa pubblica, mentre la donna si realizzerebbe (sempre “per natura”) nella domesticità, nella cura, in una forma di potere esercitato unicamente a livello di manipolazione.
Il Patriarcato è nemico della democrazia e viceversa, perché i suoi i codici gerarchici non possono convivere con la libertà, espressa in ognuna delle sue tante forme. Le donne hanno messo sotto assedio il patriarcato, lanciando sfide in ogni ambito, ma soprattutto cercando di tracciare la strada perché la società molli finalmente le sue antiche strutture: l’intelligenza emotiva come canale di accesso all’esperienza è uno dei nuovi strumenti messi in campo.
L’urgenza di adeguare gli strumenti di lotta contro il patriarcato al nuovo ruolo che hanno le donne nella società, discende da una considerazione che a prima vista sembra esulare dal nucleo dello stereotipo patriarcale, ma che invece rappresenta il vero campo di battaglia dove smantellare, donne e uomini, i codici patriarcali anche interiorizzati: coppie che scoppiano, percentuale di separazioni in aumento, quote vertiginose di single tra le giovani donne e i giovani uomini e non dimentichiamo i divorzi anche silver, portano l’analisi del fenomeno a mettere in primo piano i guasti del patriarcato nel contribuire ai fallimenti delle relazioni amorose. Lo dicono nei loro scritti Mona Chollet (Reinventare l’amore: come il patriarcato sabota le relazioni eterosessuali), Carol Gilligan e Naomi Sinder (Perché il patriarcato persiste?) e Emmanuel Todd (Où sont-elles?).
“L’amore eterosessuale è in crisi, perché il modello attuale prevede una dominazione dell’uomo sulla donna”, dice la saggista Mona Chollet, che per reinventare il rapporto di coppia chiede all’uomo di cambiare. Infatti anche presso gli uomini le riflessioni testimoniano una certa inquietudine (Associazione Maschile Plurale, per esempio, tra le più attive rispetto al contrasto alla violenza contro le donne), perché il danno, anche se in misura diversa, danneggia entrambi i sessi.
Il fatto che le donne siano così condizionate ad aspettare l’amore, ad aggrapparsi disperatamente ad esso non appena un uomo sembra incarnare le loro aspettative e speranze in questo campo, le rende molto “fragili” perché secondo i nostri autori, “siamo davvero condizionate ad aspettarci assolutamente tutto dall’amore: ne abbiamo una visione un po’ mistica, come se fosse il grande evento della vita, che ci dà la nostra identità”… “Al contrario, la socializzazione degli uomini è diversa: sono generalmente più disposti a diffidare dell’amore, a vederlo come qualcosa che limiterà le loro libertà e a non dargli lo stesso valore.” Questo sbilanciamento favorisce l’adesione iniziale della donna al modello arcaico introiettato come codice “patriarcale interiore” e lo stesso vale per il riconoscimento del maschio. Infatti persiste a livello inconscio la “tendenza sia di uomini sia di donne a conformarsi agli stereotipi di genere tradizionali” e come si può quindi “essere pienamente in relazione all’altro, integrando l’aspetto emotivo con quello razionale (l’intelligenza emotiva), difendendo la propria soggettività, la propria voce specifica, senza però sacrificare nessun aspetto di sé in nome dell’adesione a un modello schematico che si è tanto profondamente radicato?” si chiedono Gilligan e Sinder.
Il sacrificio che le donne compiono per aderire al modello patriarcale ancora dominante, le conduce a dissimulare la rabbia, evitare il conflitto per adesione inconscia ai codici antichi del cosiddetto patriarcato interiore. “Il modello attuale può funzionare solo quando le donne, globalmente, tengono la bocca chiusa: quindi, se non vogliono farlo, siamo in un vicolo cieco”. Nelle relazioni esse devono ancora farsi piccole, per non essere giudicate come minacciose. Spesso si chiede loro di scegliere tra la felicità in amore e la realizzazione personale” e l’intelligenza emotiva si ribella e le relazioni amorose diventano campi di battaglia. L’amore va reinventato e i condizionamenti superati. Si tratta di un lavoro che si fa in due, uomo e donna, perché anche se gli uomini dominano e questo dà loro dei privilegi, non possono essere felici. Partire da questo aspetto così importante nella vita delle persone forse potrebbe incontrare meno resistenze che in altri ambiti.
I nostri autori invitano a provarci, partendo da un rovesciamento di prospettiva di cui è impastata tutta la nostra cultura e che cioè le donne non sono “altro”, ma persone che si esprimono in maniere molto diverse all’interno di una cultura; gli uomini non sono il punto di neutralità dell’umano, ma esseri che esprimono una cultura di genere.
Che il patriarcato, sotto assedio in nome dell’amore, abbia le ore contate?