Ci pervade a nostra insaputa.
Scaturisce da un’antipatia incontrollata. Verso una persona, un luogo, un avvenimento. E cresce, si sviluppa, giganteggia e domina infine la personalità di chi ne è infetto.
Forse non ci sono antidoti. Perché è difficile distinguerlo, alle origini, da vago fastidio, lieve idiosincrasia, o fondata avversione verso persona o cosa o avvenimento che, anche inspiegabilmente, ci irrita.
Ma se trovi consenso alla tua intolleranza, questa diventa ripugnanza. E allora si estende rapidamente da un singolo elemento a tutta la categoria che lo include.
Il viaggio del battére diventa inarrestabile, travolgente. Lui non ascolta ragioni. La ragione, anzi, è la sua nemica: e se intorno un coro di voci amiche ti conforta nei tuoi convincimenti, non varranno sermoni o preghiere a distoglierti dall’odio verso quell’altra categoria umana. Quest’ultima andrà configurandosi, nella tua mente, come un organismo intollerabilmente estraneo a ogni nozione di umanità.