Narrato da BenTaub, giornalista della rivista “The New Yorker” in un lungo reportage, il racconto di questo viaggio è stato per me la scoperta degli intrecci crudeli e delle ragioni che dominano il traffico della prostituzione di giovani ragazze nigeriane. Il contesto in cui matura questo traffico ignobile è contrassegnato da povertà, da ignoranza, da trafficanti spregiudicati ma da anche ragioni meno note come quelle economiche e dagli intrighi orditi dai capi di sette religiose locali; leader spirituali che lasciano le vittime del traffico in preda alla paura sulle sorti eventuali dei loro genitori e parenti nel caso in cui denunciano alla polizia lo sfruttamento o non saldino il debito. La minaccia è di morte.
Blessing è un’adolescente nigeriana, della quale il giornalista narra il viaggio attraverso l’antica via delle carovane degli schiavi, la trans-Sahariana. La porta di ingresso in Libia è la città di Agadez. Per ottocento anni schiavi, schiave e concubine sono stati trasportati attraverso la stessa via, divenuta oggi ancor più ingovernabile, dominata da bande armate rivali.
Blessing indirizza il giornalista ad esplorare nuove vie per capire motivazioni e calcoli dell’orrendo traffico. Dietro sollecitazione della giovane, il reporter va nella città nigeriana da cui Blessing è partita (Benin City). Il suo racconto inizia con l’incontro con la madre della giovane; è un racconto toccante che disvela la miseria e la povertà che hanno spinto Blessing a cercare un riscatto sociale, come hanno fatto altre giovani del suo paese. Una parte importante – ma ambigua – la rivestono le famiglie delle giovani da avviare verso l’Europa, le quali (come del resto la loro comunità) non sono del tutto ignare che c’è ben altro dietro le prospettive di promettenti occupazioni per le loro figlie in Europa. Le famiglie sostengono spese inaudite, si indebitano, cadono in un vortice infernale per soddisfare le richieste e i ricatti dei trafficanti in cui si imbattono le loro figlie nel trasferimento dalla loro regione d’origine verso l’Europa. Nel corso del viaggio sono previste fermate in quelle che sono chiamate “connection houses”: luoghi in cui i guidatori riscuotono il pedaggio e dove le ragazze sono preda delle loro guide.
La città da cui proviene Blessing, Benin City si trova nel sud della Nigeria ed è la capitale dello Stato denominato Edo. Questo Stato ha una storia che risale al 1440, periodo nel quale divenne un regno fiorente; ma da allora ebbe inizio il suo coinvolgimento nella tratta degli schiavi e nel sacrificio umano. In tempi recenti lo Stato di Edo è diventato famoso come hub dello sfruttamento sessuale. Secondo i dati delle Nazioni Unite più del 90% delle migliaia di donne nigeriane che lavorano come prostitute nelle città europee arrivano dallo Stato di Edo, che resta una regione piuttosto fiorente.
La nuova migrazione di giovani donne da Benin City verso l’Europa è iniziata negli anni ottanta del secolo Ventesimo; agli esordi i trafficanti pagavano a queste giovani donne il viaggio in aereo; oggi dopo, le iniziali promesse, il viaggio sono costrette a farlo attraverso l’antica via degli schiavi. Il reporter racconta che le donne emigrate dalla Nigeria, dopo aver lavorato come prostitute, si trasformano in tenutarie. Ciò avviene non solo nelle città europee ma anche del loro paese: esse entrano a far parte del “cerchio” che opera la tratta. Svolgono ruoli rassicuranti, adescano, offrono soluzioni alle giovani incerte e spaventate e poi le avviano al “lavoro”. Sono anche il megafono rassicurante delle famiglie, che a loro volta spingono le giovani a cercar fortuna, mentre altre si limitano ad assecondare il desiderio di riscatto.
Presto queste giovani finiscono in un girone dell’inferno da cui non riescono più ad uscire. “Tutti sono complici. Le famiglie sono complici” afferma il giornalista citando una ricerca. da cui emerge che i parenti delle giovani spesso non intendono aiutarle a rompere la catena perché le ragazze portano danaro.
Prima di essere spedite in Europa le giovani sono costrette a sottoscrivere un contratto con i trafficanti che finanziano il loro viaggio e si impegnano a pagare migliaia di dollari. Il contratto è sigillato con un rito vudu, fatto da un prete spirituale, conosciuto in quella terra come “dottore indigeno”. Tali giuramenti costituiscono un ostacolo insormontabile nel perseguire i trafficanti perché le vittime sono terrorizzate dalla paura di rompere il giuramento. La paura delle conseguenze dovute al venir meno del giuramento è una delle ragioni fondamentali per le quali continuano a rimanere le schiave del sesso e prigioniere delle madame per cui lavorano (a loro volta legate al giuramento vudu) e a non rilevare a nessuno la natura del contratto cui sono legate, pena la morte. Un giro di danaro in cui sono coinvolti, oltre ai manovali della tratta delle schiave odierne, i leader spirituali che mantengono saldamente intatti i loro introiti attraverso riti e giuramenti. Questi capi spirituali sono cruciali nel “cerchio” che alimenta il traffico delle lavoratrici del sesso.
Il traffico procura anche entrate che rinvigoriscono l’economia dello Stato nigeriano di Edo e non solo con le rimesse, ma con il giro degli introiti illegali che vede tutti coinvolti.
Il contrasto a questo traffico appare assai debole anche in Europa; la polizia non indaga adeguatamente, lascia che i centri a cui approdano le nuove schiave siano governati dai nigeriani organizzati in bande.
Il problema di Blessing resta senza soluzione. Fino ad oggi noi donne in Italia e nel resto dell’Europa non abbiamo saputo denunciare con voce autorevole l’ignominia.