Cosa è il genere?
Il genere non è la condizione femminile, ma la costruzione sociale dell’appartenenza di sesso, per donne e per uomini in una relazione di forte interdipendenza.
La presa d’atto di una realtà non naturale, non neutrale e soprattutto la constatazione di uno squilibrio di potere nella società.
Genere corrisponde ad una spinta intellettuale ben precisa: attribuire il massimo peso a quanto vi è di socialmente costruito nella diseguaglianza sessuale, a quanto vi è di non biologicamente dato nella disparità.
Veniamo al mondo con un corpo femminile o maschile, ma prima di diventare donna o uomo ci confrontiamo con i ruoli sociali che ci servono per plasmare le nostre identità. E quando le donne adulte sono nate, i ruoli delle donne e degli uomini erano definiti in base ad una categoria forte/debole che smistava le caratteristiche dei due sessi.
Ogni conquista delle donne nel lungo cammino della parità è un passo verso la ridefinizione, oltre che dei ruoli, anche delle identità di genere. Con la prospettiva di genere le donne sono uscite da opacità, categorie rigide, definite come soggetti privati.
Se perdiamo il soggetto donna, torniamo ad un uso semplificato di donne e di uomini.
Questa categoria analitica si è confrontata con tante discipline, la storia, la giurisprudenza, la demografia, le scienze umane, la filosofia , la psicologia, l’economia: non si tratta di aggiungere un dato prima trascurato, ma aprire una prospettiva diversa sul panorama dei dati, non colmare un’assenza (non solo) ma riesaminare criticamente l’insieme.
Le scelte delle donne sono dovute passare attraverso delle strettoie, dei modelli oppositivi e dicotomici; ad esempio ancora oggi nel lavoro fra “fai i figli o ti realizzi professionalmente” o “ti occupi degli altri o di te stessa”, “sei seduttiva o sei materna”.
A secondo di dove cadeva l’accento del benessere pubblico, la famiglia, la nazione, la razza, lo stato, la patria, il lavoro femminile è stato definito immorale se svolto da donne istruite, essenziale quello delle operaie per la nascente industria dell’800, necessario durante le guerre, inutile nel dopo guerra, delegittimato negli anni ‘50 e ‘60 perché a discapito dell’occupazione maschile.
(tratto dall’incontro con Elisabetta Donati ospitato da DONNE IN 20/10/2014)