Figli naturali, ostracismo fino alla perdita del lavoro, poi la viltà.
Qui Anna esprime tutta la sua indignazione e il suo sgomento per il dominare di un clima di ostracismo contro i figli naturali, contro le madri, altra sperequazione in base al sesso, fino a calunniarle e creare un clima tale da fare perdere il posto di lavoro di insegnante ad una madre nubile e con un figlio. E tutto questo, in nome di una morale, che, di per sé da esecrare, diventa fonte di cattiveria, ingiustizia, e di imponenti danni socio – economici – morali per la madre lavoratrice messa all’indice. In nome di quali moralisti, poi !… Anna riceve a casa sua, la madre e il ragazzetto con estrema tenerezza e, di fronte al voltafaccia dei moralisti, avvenuto dopo la interrogazione di Turati in Parlamento, li etichetta per vili e nauseabondi.
Francesco Carelli
Milano, 9 febbraio 1907, ore 18. Anna: “Caro mio veggion, sento una tale rivolta nell’animo mio contro tante bassezze, che vorrei se lo potessi di schiaffeggiare tutta questa gente per bene così crudele e così malvagia. Che abbia il coraggio il parlamento, in nome della morale, impedire ad una madre il lavoro per mantenere suo figlio, ma allora faccia altrettanto per i professori, che hanno figli naturali (il caso della professoressa Regina Terruzzi, insegnante dell’Istituto Tecnico di Milano, che i clerico – moderati sottoponevano ad una vera e propria persecuzione perché madre di un figlio illegittimo). Tutta questa gente così morale non ha certo mai pensato sul perché delle due morali diverse secondo il sesso. Certo che finché le donne non potevano provvedere alla prole senza padre, questa rimaneva a carico della società, a danno quindi della collettività, e quindi una vera immoralità di scaricare le proprie responsabilità a peso e danni di altri. L’uomo, riconosciuto il figlio naturale, era anche nella possibilità di mantenerlo, il figlio aveva un appoggio e poteva non più popolare i brefotrofi, ed essere futuro candidato alla delinquenza e alla degenerazione, elementi dissolventi il consorzio sociale. La morale in fondo è tutta lì: fu buona cosa per preservare la società di troppi pesi e di troppi pericoli, finché la donna non poteva e non sapeva provvedere a sé od al suo figlio, comincia ad essere una vera atrocità e contro la donna e contro i figli naturali, da lei riconosciuti, il giorno che in nome di quella morale la si vuol condannare alla fame, ottenendo in ultima analisi precisamente un risultato opposto allo stesso spirito, per cui sorse, la legge naturale della orale primitiva, assunta poi da tutte le religioni, e condannata da tutte le leggi. Fatta astrazione della Terruzzi, la questione da sé è così grave, palpitante e urgente, che val proprio la pena di elevarla a una gran questione di indole sociale, economica e morale. Non so se verrà in discussione la tua interrogazione, e mi dispiacerebbe moltissimo se fosse sepolta per qualche accomodamento”.
Milano, 15 febbraio 1907, ore 16.30. Anna: “Oggi venne a trovarmi il ragazzetto della Terruzzi. Se tu vedessi che bello, intelligente e simpatico ragazzo. Mi raccontò che dopo la tua interpellanza le cose all’Istituto cambiarono di nero in bianco. Prima i professori non la salutavano, ora le cavano tanto di cappello, la accompagnano a casa, e sono dolenti che l’on. Turati li maltrattò ingiustamente. Che vili! Fanno venire la nausea”.