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Compiti delle vacanze: fate le brave

Che andiate o meno in vacanza, il periodo estivo lascia più tempo libero e dà spazio a qualche riflessione su sé stesse: quelle che si fanno ad occhi socchiusi nel dormiveglia o sdraiate al fresco. La mente vaga libera e possiamo cogliere l’occasione per osservarci e capire se sta andando tutto bene e se stiamo andando in una direzione che ci piace. Perché questo quesito? Perché invecchiare bene è un lavoro difficile che richiede autodisciplina e un po’ di governo di noi stesse.

Sappiamo di essere diventate più paurose, più insofferenti, più ansiose, più irascibili, più silenziose o al contrario più chiacchierone, più autoritarie, più attaccabrighe. Ma quando è successo e perché? Sono domande utili come lo sono le relative risposte per usare questo “tempo vuoto” estivo per correggerci.

Compiti delle vacanze? Potrebbe essere un’idea perché la nostra lotta allo stereotipo non smette mai e di stereotipi sulle donne anziane ce ne sono parecchi. Come dice Francesca Rigotti in “De Senectute”, interessantissimo libro di cui Donne In ha ospitato la presentazione con l’autrice stessa, prima del lock down, “stereotipi negativi e positivi che fanno della donna anziana una strega, una bisbetica, una lamentosa tiranna…o che la trasformano in vecchina caritatevole o fatina soccorritrice o svampita…”

Lo stereotipo si batte anche demolendo le caratteristiche che ci attribuiscono e noi abbiamo a cuore la nostra reputazione di over 65 che ogni tanto traballa a causa appunto di reali difetti o défaillance caratteriali e quindi un po’ di tempo per imparare a correggerci è speso bene. I compiti delle vacanze appunto.

Per esempio abbiamo scoperto un importante studio sviluppato da Deborah James e Sandra Clarke della Standford University sul vizio di “parlarsi sopra” o per dirla in un italiano più corretto, “interrompere il nostro interlocutore, parlando in contemporanea fino a zittirlo” e ci siamo ritrovate di fronte a molte esemplificazioni dei principali vizi collegati alla vecchiaia, presenti però anche nei più giovani, ma in noi over 65 più marcati.” Parlare sopra” qualcuno, che in genere provoca una conversazione confusa e quindi poco interessante, secondo le nostre studiose è un’attività legata al bisogno di “prendere il pallino in mano” (dominio e controllo insieme) e risulta equamente distribuita fra i sessi anche se i maschi giovani interrompono di più le loro coetanee (noi over siamo ossi più duri). La bella notizia però è che non si tratta solo di prevaricazione o di bisogno di protagonismo. In alcuni casi l’interruzione, se non si allontana dal tema proposto dall’interlocutore, può rappresentare una forma di sostegno alla tesi che si sta esponendo: un supporto (“è successo anche a me quella volta che…”), una condivisione (“ma chissà come ci sarai rimasta male?… anch’io per esempio…”) insomma una sottolineatura che sostiene la tesi esposta. Non fatelo comunque!  ma cercate di capire perché lo fate e magari trovate una diversa modalità di mostrare empatia al vostro interlocutore.

James Hillman ne “La forza del carattere” (non si può non leggerlo se si vuole capire un po’ più di noi over 65) sintetizza alcuni difetti della vecchiaia sostituendo il cartesiano “cogito ergo sum “in “Mi irrito dunque sono” e dice che “Pazienza e impazienza sono una delle forze opposte proprie degli anni della vecchiaia ……si diventa un’idra dalle cento teste imprevedibili- sorridenti, bisbetici, ridanciani, scontrosi, brontoloni- i sette nani tuti insieme”.  

E allora perché non cominciare a dirselo che in alcuni casi ci riconosciamo in queste descrizioni e che dobbiamo cercare di correggerci per non diventare delle “insopportabili” che si fanno il vuoto intorno (sempre che ce ne importi poi qualcosa di dispiacere a qualcuno… a proposito di difetti legati all’età?).

«Andando avanti negli anni, tagliamo le cose inutili. Per esempio, le frequentazioni di persone che ci stanno antipatiche o la nostra presenza a serate che immaginiamo noiose” ci dice lo psicoterapeuta Morelli, ma siccome noi vogliamo continuare a stare insieme, sforziamoci di tenerci d’occhio.

 

 

 

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