L’indignazione delle donne corre su due gocce di “plin plin”*
Febbraio 18, 2021
Il silenzio delle ragazze di Pat Barker
Febbraio 25, 2021
Mostra tutto

Una luce vestita di colori nello scenario complesso che sta dietro ai vaccini

Storditi da una moltitudine di notizie, proclami, denunce, rassicurazioni (scarse!), molti di noi aspettano più o meno pazientemente, a volte con una certa apprensione, di poter essere vaccinati. Difficile capire se l’apparente (o reale) caos sia dovuto a difficoltà di produzione, di acquisto, di organizzazione, di piani vaccinali. A molti di noi sembra impossibile che, per un evento mondiale così rilevante e devastante, il ‘mondo produttivo’ non sia riuscito a giungere ad un accordo coordinato che permettesse la produzione di quantitativi di vaccini adeguati alla popolazione e una distribuzione gratuita e capillare.

Più facile a dirsi che a farsi, forse utopico, ma, per chi ne sa un po’ di scienza, se è stato fatto uno sforzo incredibile per accelerare la formulazione del vaccino anti COVID-19 (grazie anche ad un investimento in risorse economiche straordinario), come è possibile che poi questo fenomenale risultato non riesca a tradursi in una distribuzione egualitaria nel mondo?

Lungi da noi voler qui approfondire i complessi meccanismi che regolano la produzione dei farmaci in generale e quindi anche dei vaccini, ma la comparsa sul palcoscenico, in posizione apicale, di una donna e per di più africana, apre uno spiraglio di speranza che un organismo regolatore come il World Trade Organization (organizzazione mondiale per il commercio), non solo recuperi un ruolo di controllo e di regolazione arbitrale dopo l’esautorazione di grandi potenze, ad es. Stati Uniti di Trump, o sfiducia  da parte anche di paesi in via di sviluppo, ma si ponga come organismo innovatore in un mondo dove è sempre più in crescita la diseguaglianza e dove c’è una reale necessità di modificare radicalmente la realtà, ad esempio, dei brevetti, soprattutto laddove la produzione e diffusione di farmaci è un problema di sicurezza mondiale, come nel caso di vaccini. Cerchiamo di vedere dietro a questa caotica modalità comunicativa, a quello che sta a monte e soprattutto cerchiamo di avere fiducia in grandi figure femminili che finalmente ricoprono ruoli strategici anche se a volte…  «Alle donne vengono affidati ruoli di leadership soltanto quando le cose si mettono davvero male» così scriveva anni fa l’economista nigeriana Ngozi Okonjo-Iweala.

 

E proprio lei, Ngozi Okonjo-Iweala, signora dell’economia africana, a metà febbraio è stata nominata capo del WTO, ovvero dell’organizzazione mondiale del commercio, con sede a Ginevra. Sarà lei, prima donna e prima africana, a prendere dal primo marzo le redini del WTO, in uno dei periodi più complicati per il grande arbitro delle dispute commerciali, lacerato com’è dalle tensioni tra Cina e Usa e dalla guerra dei cieli tra le due sponde dell’Atlantico, con la saga dei dazi legati alla vicenda degli aiuti di stato ad Airbus e Boeing.

Ngozi Okonjo-Iweala è nigeriana e naturalizzata americana dal 2019, il paese dove ha studiato, arrivando nel 1976, e dove si è laureata all’Università di Harvard col massimo dei voti. La sua tesi fu sulle politiche di credito, mercati finanziari e sviluppo agricolo della Nigeria. Del suo paese, nonostante la sua vita negli Stati Uniti, si è sempre occupata concretamente in prima persona. È stata per due volte Ministra: dal 2003-06 alle finanze e dal 2011-15 anche degli esteri. Forbes per 4 anni l’ha annoverata fra le 100 donne più influenti a livello globale. La sua nomina al WTO era stata bloccata da Trump, che non credeva nell’importanza dell’organizzazione mondiale del commercio.

Il nuovo presidente Biden ha sbloccato la nomina, non a caso tra i primi atti importanti del suo mandato. Questa donna, proveniente da una famiglia reale nigeriana, che sicuramente le ha dato la possibilità di studiare negli Stati Uniti ai massimi livelli, ha una personalità non solo umana, ma anche una disinvoltura pubblica dimostrata dal modo con cui indossa i suoi magnifici abiti tradizionali che sembrano parlare, non a caso, della sua identità e delle sue radici. Questa donna, oggi così importante, impone la sua orgogliosa identità di donna africana attraverso il suo stile, in modo quasi provocatorio ed elegantissimo, senza essersi omologata ad altri abbigliamenti occidentali.
Tutto ciò assume un ruolo simbolico per le donne, indicando che il posto paritario nella società va perseguito imponendo e lavorando per evidenziare le diversità e originalità femminili senza cercare, come spesso avviene, di omologarsi alle modalità maschili della rappresentanza e del potere magari avvolte in tristi, ma mimetizzanti tailleur neri o al massimo bleu con un sottofondo di maglietta o scarpetta colorata .
Ma tornando al ruolo che presiede al WTO sicuramente il primo e difficile impegno è la sfida dei vaccini e tutto quanto riguarda la pandemia e in particolare nei paesi più in difficoltà, Africa in primis.

«Lo choc della pandemia ha creato una devastazione economica, questo è un momento di grande incertezza e di grandi sfide e il WTO da lei diretto non potrà occuparsi di affari e commercio come al solito, dovrà ammodernarsi se vuole contribuire a superare questa pandemia e quelle che ci troveremo ad affrontare in futuro». Questo significa «agevolare la diffusione dei vaccini, contrastando le restrizioni alle esportazioni e incoraggiandone la realizzazione in più Stati come sta facendo Astrazeneca in India e in altri Paesi in via di sviluppo, con il sistema del licensing». In ballo c’è la questione dei diritti di proprietà intellettuale: l’idea è di sopprimere alcune di queste barriere e promuovere le concessioni in licenza per far fronte a uno sforzo produttivo mondiale inedito, ma affinché  l’operato del WTO  diventi «rilevante» e il multilateralismo funzioni, c’è un lavoro «interno» da svolgere: «Occorre superare la mancanza di fiducia verso questa istituzione da parte di molti Stati membri, non soltanto di America e Cina, ma anche di molti Paesi in via di sviluppo che considerano la WTO al servizio delle grandi potenze».

 

Tratto da “Noi donne” –  Oltre i confini con Ngozi Okonjo-Iweala  di Paola Ortensi e“ Corriere della Sera” – La signora del commercio. “Meno barriere per tutti” di Alessandro Muglia

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *