ABBIAMO GIA’ DATO
Il taglio alla rivalutazione delle pensioni ci minaccia di nuovo.
La mancata rivalutazione delle pensioni superiori a 2.101,52 euro lordi (quattro volte il minimo) con percentuali di “taglio della rivalutazione” che vanno dal 15% al 68% c’è già stata quest’anno, ma la prossima Legge di Bilancio sembra voglia riproporla in misura analoga. In fondo è “solo” dal 2011 che usano questi “metodi” per non riconoscere mai l’adeguamento pieno rispetto all’inflazione.
Si dice spesso che i pensionati non sono il Bancomat dei governi, ma i quasi 17 milioni di italiani pensionati, sono una fascia che spesso ingolosisce anche per la difficoltà che hanno nel fare sentire la loro protesta.
Poco importa se la Costituzione sancisce che la perequazione automatica delle pensioni deve garantire nel tempo l’adeguatezza dei trattamenti e salvaguardare il loro valore reale rispetto all’inflazione e che eventuali riduzioni della rivalutazione, per esigenze di finanza pubblica, devono essere ragionevoli e limitate nel tempo.
E poco importa ancora se i pensionati sono definiti il vero Welfare familiare italiano per gli aiuti fisici ed economici che portano nelle loro famiglie.
E poco importa infine se questo danno economico peserà in modo permanente sul nostro potere d’acquisto.
Poco importa a loro ma molto importa a noi visto che noi donne pensionate soffriamo già per le pensioni significativamente più basse che in media abbiamo rispetto ai pensionati maschi.
Seguiremo l’evoluzione di ricorsi in giudizio e proteste.