Tratto dal libro di Antonio Scurati – Regia di Massimo Popolizio
Visto con Carla Antonini direttrice ISREC Istituto di Storia Contemporanea e questo è il suo autorevole commento.
Popolizio e i suoi attori riescono a distillare dal libro di Antonio Scurati gli aspetti salienti della lezione storica e politica dell’ascesa e affermazione del fascismo nel travaglio del primo dopoguerra. E ne fanno un’opera teatrale di grande impatto emotivo, ricchezza e precisione scenografica, una messinscena armoniosa e avvolgente nella bellezza cromatica e architettonica di quella importante stagione delle arti, con un ritmo incalzante, in cui niente appare superfluo o ridondante.
In questo svolgersi di siparietti brechtiani, ognuno con un titolo a richiamare la derivazione dall’opera letteraria, e ognuno condensato nelle evocazioni filmiche, suoni, accordi musicali che accennano ai documenti del tempo senza didascalismo, i diciotto attori – che recitano in terza persona, ancora a evocare il testo, il libro, la ricostruzione di Scurati – sono interpreti magnifici, istrionici e dalle voci potenti, capaci di sorreggere e significare per l’oggi le parole d’ordine, i ragli della violenza, le invettive accorate di un’epoca che ancora ci condiziona e determina come popolo e come nazione. Per ultimo, ma naturalmente si tratta dell’aspetto fondamentale, la scelta registica e il taglio interpretativo di Massimo Popolizio e di Tommaso Ragno che sdoppiano Mussolini, mostrandone fragilità, cialtronerie, ambizioni, giravolte, riuscendo in un’impresa che poteva apparire impossibile: stracciare l’aurea carismatica che gli adepti e una propaganda pervasiva gli costruirono addosso, mostrando quanto l’affermazione di venti anni di regime fossero più il risultato dell’insuccesso degli avversari politici, che successo e premio delle doti sue e dell’ideologia fascista.
Insomma, un’insigne opera teatrale e una incisiva lezione di storia e, per chi vuol intendere, di politica.