L’INNOCENZA (MONSTER) di Kore-eda Hirokazu – Da un Maestro e un Gigante capace di fare di ogni immagine reale un simbolo (come nei sogni) e di ogni inquadratura, l’inquadratura di qualcos’altro rispetto a ciò che vediamo, arriva la Summa immensa di tutto il suo Cinema. Ne L’INNOCENZA (Monster) confluiscono infatti tutti i suoi temi, da il segreto di “Nessuno lo sa” alle tante verità rashomoniane de “Il terzo delitto” fino alla destrutturazione della famiglia tradizionale e la sua sostituzione – come in “Un affare di famiglia”- con single, vedovi, orfani, assassini involontari, omosessuali (non a caso a Cannes oltre al premio alla sceneggiatura di Yuji Sakamoto, il film si è meritatamente aggiudicato la Queer Palm destinata al miglior film a tematica Lgbt.
Dopo la narrazione di un di un incidente scolastico che
1) per Saori, la madre del piccolo Minato, è persecuzione del maestro Hori nei confronti del figlio (orfano di un padre mitizzato come esempio virile dalla madre)
2) per il maestro Hori è un episodio di bullismo da parte di Minato verso il suo compagno di classe effeminato Eri
3) infine, nel lungo flashback che rivela tutto, attraverso lo sguardo di Minato è ben altro.
Sono infatti i “Segreti e bugie” (prendo a prestito il titolo del Capolavoro di Mike Leigh), inconfessabili gli uni e mistificatrici le altre, di una verità che fa star male un adolescente, fino a fargli tentare il suicidio, ma Hirokazu è un grande saggio e non ce lo propina. Perché come sempre accade in Hirokazu arrivano le immagini a fare luce in un buio assoluto, come su quel vetro nero che Saori e Hiro tentano di pulire con grande fatica per salvare Minato e Eri mentre incombe la tempesta. Quel vetro che nonostante i loro sforzi e le gocce di pioggia, resta sempre scuro, come è oscura l’anima profonda e nascosta degli esseri umani. Ma d’un tratto arriva la luce di una bellissima giornata, presagio di verità, bellezza, amore quello vero, che non dice e non può dire il suo nome, ma urla al mondo il bene dell’amore, della fratellanza, dello spirito e dei sensi. Le ultime note composte per il film da quell’altro gigante della Cultura e dell’Arte Giapponese che è Ryuchi Sakamato intensificano la simbologia e nell’inquadratura della preside-prima sfingea e algida -che nasconde un altro segreto e si scioglie nella disperazione guardando il fiume sotto la tempesta, si compone uno dei punti massimi visivi del Cinema e dell’Arte figurativa contemporanea. Sublime,Magistrale